La fiera della vanità
Vanity Fair
2004
Paesi
Usa, Gran Bretagna, India
Genere
Drammatico
Durata
141 min.
Formato
Colore
Regista
Mira Nair
Attori
Reese Witherspoon
Gabriel Byrne
Angelica Mandy
Tony Maudsley
Jonathan Rhys-Meyers
Romola Garai
James Purefoy
Rhys Ifans
Inghilterra, 1802. Nata povera, Becky Sharp (Reese Witherspoon) può contare solo sulle sue doti di astuzia e sensualità per superare gli ostacoli che la società le impone e per iniziare una scalata sociale. Dopo aver fatto la governante, si sposta dalla campagna a Londra come dama di compagnia della famiglia Crawley e riesce a sposare il giovane Rawdon (James Purefoy): il suo piano avrà però drammatiche conseguenze in campo affettivo.
Reduce dal Leone d'oro per il sopravvalutato Monsoon Wedding – Matrimonio indiano (2001), la pluripremiata regista Mira Nair si presenta in concorso alla Mostra di Venezia con un'idea ben più ambiziosa: trasporre un classico della letteratura inglese del 1847, Vanity Fair di William Makepeace Thackeray. La regista ricostruisce fedelmente, e tenta al tempo di reinterpretare, le atmosfere dell'epoca pre-vittoriana, con un risultato esteticamente discreto (si pensi alle scene girate in India e alle ambientazioni aristocratiche della nobiltà inglese), ma la sceneggiatura non rende giustizia all'intero progetto: del romanzo di partenza si dimentica ogni tipo di introspezione, soprattutto inerente alla protagonista, che diventa una figura piatta e decontestualizzata. La trama risulta più volte indecifrabile, finendo per limitarsi a un susseguirsi di avvenimenti di difficile comprensione, a danno di poveri personaggi all'angosciosa ricerca di un proprio posto nel mondo. Maldestro. Gabriel Byrne è il marchese di Steyne.
Reduce dal Leone d'oro per il sopravvalutato Monsoon Wedding – Matrimonio indiano (2001), la pluripremiata regista Mira Nair si presenta in concorso alla Mostra di Venezia con un'idea ben più ambiziosa: trasporre un classico della letteratura inglese del 1847, Vanity Fair di William Makepeace Thackeray. La regista ricostruisce fedelmente, e tenta al tempo di reinterpretare, le atmosfere dell'epoca pre-vittoriana, con un risultato esteticamente discreto (si pensi alle scene girate in India e alle ambientazioni aristocratiche della nobiltà inglese), ma la sceneggiatura non rende giustizia all'intero progetto: del romanzo di partenza si dimentica ogni tipo di introspezione, soprattutto inerente alla protagonista, che diventa una figura piatta e decontestualizzata. La trama risulta più volte indecifrabile, finendo per limitarsi a un susseguirsi di avvenimenti di difficile comprensione, a danno di poveri personaggi all'angosciosa ricerca di un proprio posto nel mondo. Maldestro. Gabriel Byrne è il marchese di Steyne.
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