2010, Lahore. Il professor Changez Khan (Riz Ahmed), giovane pachistano, viene intervistato dal giornalista americano Bobby Lincoln (Liev Schreiber) sul suo passato di brillante analista finanziario a Wall Street e su come la sua vita sia stata sconvolta all'indomani dei drammatici fatti dell'11 settembre: il senso di alienazione e il sospetto con cui venne improvvisamente trattato lo riportarono nella sua terra di origine e dalla sua famiglia.
Presentato fuori concorso come film d'apertura della 69ª Mostra del Cinema di Venezia e ispirato all'omonimo best-seller dello scrittore e co-sceneggiatore Mohsin Hamid, Il fondamentalista riluttante costituisce il progetto più ambizioso di Mira Nair. La regista racconta un contrasto culturale tra gli Stati Uniti e il mondo islamico, un viaggio attraverso i mondi seducenti di New York e Lahore, che esplora i pregiudizi e il fenomeno della globalizzazione nei suoi aspetti splendenti e inquietanti a un tempo. Il film riesce molto bene ad allontanarsi dalla teoria, dal dibattito politico più acceso e ad avvicinarsi alla dimensione emotiva e umana, disarmando e sorprendendo. La storia ha come centro propulsivo il complicato personaggio di Changez, che cede all'integralismo, vedendo infranto il suo “sogno americano”: il suo percorso profondamente personale è reso perfettamente, così come il dualismo che caratterizza la protagonista femminile Erica (Kate Hudson). Dotato di un contenuto importante, ma troppo tirato per le lunghe, è un film efficace ma eccessivamente prolisso e ridondante per poter convincere appieno. Perfettamente in parte il cast, protagonista compreso.