Un giorno di terrore
Lady in a Cage
1964
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Giallo, Thriller
Durata
94 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Walter Grauman
Attori
Olivia De Havilland
James Caan
Jennifer Billingsley
Rafael Campos
William Swan
Jeff Corey
Ann Sothern
In una calda giornata estiva, l’abbiente Mrs. Hilyard (Olivia de Havilland), dopo aver congedato il figlio, rimane sola in casa. Proprio mentre si trova nel piccolo ascensore privato, installato perché temporaneamente invalida, la corrente salta e, rimasta in gabbia a mezz’aria, non può fare nulla per impedire a un gruppo di ex galeotti e vagabondi di razziare la sua casa.
Questa pellicola del 1964 sfrutta la già collaudata formula commerciale, sperimentata in film a basso costo come Cinque corpi senza testa e Che fine ha fatto Baby Jane?, che degradava le dive del cinema classico attraverso ruoli inconsueti, lontani dal glamour e dall’esaltazione della bellezza. Infatti, in questo caso, Olivia de Havilland viene sottoposta a un processo di imbruttimento: da eterea e ricca vedova si trasforma in un essere strisciante (letteralmente), un animale in gabbia in balia delle incontrollabili circostanze che la spingeranno a far riemerge un atavico istinto di sopravvivenza. L’intensa performance dell’attrice, attraverso primi e primissimi piani, fa emergere, tra sudore e smorfie, rabbia, fatica e dolore e sostiene il peso emotivo di una pellicola dai sottili risvolti psicologici. Nonostante l’orchestrazione narrativa e l’impostazione scenografica risultino eccessivamente costruite, il meccanismo a tratti funziona e - anche se la riflessione sulla violenza che pervade la quotidianità e che irrompe nelle case di chi meno se lo aspetta costringendolo a una brusca presa di coscienza sull’insensata crudeltà del mondo sia tratti troppo esplicita - il risultato è un discreto prodotto di intrattenimento, forte di un’idea di fondo interessante e piacevole per l’uso di un sobrio formato bianco e nero, ormai in via d’estinzione. Prima accreditata apparizione cinematografica di James Caan.
Questa pellicola del 1964 sfrutta la già collaudata formula commerciale, sperimentata in film a basso costo come Cinque corpi senza testa e Che fine ha fatto Baby Jane?, che degradava le dive del cinema classico attraverso ruoli inconsueti, lontani dal glamour e dall’esaltazione della bellezza. Infatti, in questo caso, Olivia de Havilland viene sottoposta a un processo di imbruttimento: da eterea e ricca vedova si trasforma in un essere strisciante (letteralmente), un animale in gabbia in balia delle incontrollabili circostanze che la spingeranno a far riemerge un atavico istinto di sopravvivenza. L’intensa performance dell’attrice, attraverso primi e primissimi piani, fa emergere, tra sudore e smorfie, rabbia, fatica e dolore e sostiene il peso emotivo di una pellicola dai sottili risvolti psicologici. Nonostante l’orchestrazione narrativa e l’impostazione scenografica risultino eccessivamente costruite, il meccanismo a tratti funziona e - anche se la riflessione sulla violenza che pervade la quotidianità e che irrompe nelle case di chi meno se lo aspetta costringendolo a una brusca presa di coscienza sull’insensata crudeltà del mondo sia tratti troppo esplicita - il risultato è un discreto prodotto di intrattenimento, forte di un’idea di fondo interessante e piacevole per l’uso di un sobrio formato bianco e nero, ormai in via d’estinzione. Prima accreditata apparizione cinematografica di James Caan.
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