Ai Grandi Magazzini una lunga serie di furti fa preoccupare il capo del personale (Enrico Glori) che accusa una giovane commessa (Assia Noris) per ricattarla in cambio di prestazioni sessuali. Ovviamente la ragazza è innocente e poco alla volta, con l'aiuto del suo fidanzato (Vittorio De Sica), riuscirà a far venire a galla la verità. Dopo i successi di Gli uomini, che mascalzoni (1932), Darò un milione (1935) e Il signor Max (1937), il trio capitanato da Camerini con la coppia di protagonisti formata da De Sica e Noris non poteva che produrre un altro buon film. I grandi magazzini è infatti una commedia perfettamente oliata e ben calibrata, diretta con mano sicura dal regista, ma altrettanto fluida e spontanea sul piano della recitazione grazie alla consolidata alchimia presente tra i protagonisti. Forse un po' meno brillante e innovativa rispetto ai titoli appena citati per via del suo andamento leggermente più pedante e meno fantasioso, rimane comunque un prodotto gradevole ed efficace, in grado anche di lanciare qualche stoccata contro l'immoralità degli uomini più facoltosi. Venne presentato in concorso alla settima Mostra del Cinema di Venezia.