Nel 1973, i minatori di Brookside, nel Kentucky, diedero luogo a uno sciopero di massa per ottenere un salario adeguato e turni di lavoro più umani. Poiché il sindacato era ben lontano dal difenderli come avrebbe dovuto, saranno le donne delle famiglie degli scioperanti a prendere la situazione in pugno per provare a cambiare le carte in tavola. Esordio alla regia di Barbara Kopple, è un piccolo prodigio del documentarismo militante a stelle e strisce, un film che degli anni '70 coglie alla perfezione malumori, estremismi, contraddizioni. La compattezza e la forza impressionante dello sguardo della Kopple, che non disdegna la prima persona per favorire il coinvolgimento e l'immedesimazione dello spettatore, sono rese ancor più valide da un uso smaliziato, militante e consapevole del mezzo cinematografico, che in più punti sembra trascendere la dimensione del documentario per ambire a uno spaccato emotivo e cinematografico più ampio rispetto alla tradizione del genere: fino a quel punto, spesso, il documentario a stelle e strisce aveva conosciuto una discreta tendenza alla ripetizione e all'irrigidimento su soluzioni poco sorprendenti e sempre uguali a se stesse. Il film è pieno di epifanie, di tensioni arty che esulano dalla restituzione meccanica del semplice fatto di cronaca e presentano chiaramente intenzioni più elevate. Per il cinema documentario si trattò di un vero e proprio manifesto, uno di quei film epocali in grado di spostare in avanti le lancette della storia, di allargare orizzonti e categorie di pensiero e perfino di fare scuola negli anni a venire, in quanto punto di riferimento assoluto su cosa voglia dire osare in seno al cosiddetto “cinema della realtà”. I fatti in questione risalgono solo a tre anni prima della realizzazione dell'opera, cosa che permise alla Kopple di non arrabattarsi disperatamente per cercare il materiale ma di poter usare riprese filmate da lei stessa: un aspetto da non sottovalutare, che influì senza dubbio sulla freschezza e sulla novità dell'opera. Harlan County U.S.A. ha inoltre il merito di appassionare lo spettatore senza abusare di sequenze retoriche pensate e costruite a tavolino e agli effetti ricattatori preferisce, semmai, un utilizzo stimolante e sapiente della musica (vera e propria protagonista, variegata e assai presente). Presentato fuori concorso al Festival di Cannes e premio Oscar come miglior documentario nel 1977.