Inside Out 2
Inside Out 2
2024
Paesi
Usa, Giappone
Genere
Animazione
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Kelsey Mann
Riley si appresta ad andare al liceo, ma intanto dentro di lei si aggiungono nuove emozioni: Ansia, Noia, Invidia e Imbarazzo dovranno provare a convivere con Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia. La situazione nel quartier generale, però, si fa sempre più complicata, mentre Riley si trova a un camp di hockey dove è intenzionata a (di)mostrare tutto il suo talento.
Nove anni dopo Inside Out, uno dei massimi capolavori del cinema d’animazione del Nuovo Millennio, i creativi della Pixar ci riportano nella mente di Riley nel momento in cui inizia la pubertà. Rappresentata da un grande pulsante rosso simile a un allarme, questa nuova fase dell’esistenza è resa in maniera fortemente simbolica in questo sequel che segna un momento di passaggio nella vita della giovane protagonista: il camp diventa un luogo di (tras)formazione, diviso tra le vecchie amiche di un passato che sembra ormai lontano e le nuove conoscenze di un futuro in cui è necessario cambiare per essere accettati socialmente. Seppur lontano dalle vette del capostipite, questo seguito dimostra ancora una volta un incredibile coraggio nel parlare in maniera semplice di cose (sempre più) complicate, giocando con l’inconscio e i flussi di coscienza attraverso trovate narrative e visive di straordinaria suggestione. Come nella miglior tradizione Pixar, si ride e si piange in questo notevole vortice emotivo capace di far riflettere grandi e piccini: tra le tematiche principali, c’è senza dubbio il tema del gruppo e del gioco di squadra e non è un caso che il film si apra durante una partita di hockey. Mentre sul ghiaccio Riley definirà il suo possibile destino, nella sua mente combattono un altro match le emozioni divise in squadre: dovranno imparare a convivere per capire quanto sia fondamentale l’armonia per arrivare alla vittoria e alla definizione del proprio io. Notevole la scrittura dei nuovi personaggi, tra cui non vanno trascurate le fugaci apparizioni di Nostalgia, un’emozione ancora in attesa del suo momento. Tra dialoghi brillanti e affascinanti scelte estetiche, c’è spazio per almeno un paio di sequenze memorabili: la rappresentazione di un attacco d’ansia, in primis, ma anche la scena con quegli impulsi notturni su tutti i possibili imprevisti che potrebbero avvenire il giorno dopo. Un momento, quest’ultimo, che è sia un omaggio al potere dell’animazione, sia una straordinaria messinscena dei pensieri che ci tormentano nelle ore notturne. Si conferma anche l’intelligente natura metacinematografica del progetto, in cui la cabina di comando ha di fronte a sé un grande schermo dove possiamo ammirare ciò che sta vedendo la protagonista. Ancora una volta una scelta simbolica legata alla rappresentazione di uno spettacolo dove sono le nostre emozioni le prime spettatrici di quel film triste, allegro e tante altre cose tutte insieme che è la nostra vita.
Nove anni dopo Inside Out, uno dei massimi capolavori del cinema d’animazione del Nuovo Millennio, i creativi della Pixar ci riportano nella mente di Riley nel momento in cui inizia la pubertà. Rappresentata da un grande pulsante rosso simile a un allarme, questa nuova fase dell’esistenza è resa in maniera fortemente simbolica in questo sequel che segna un momento di passaggio nella vita della giovane protagonista: il camp diventa un luogo di (tras)formazione, diviso tra le vecchie amiche di un passato che sembra ormai lontano e le nuove conoscenze di un futuro in cui è necessario cambiare per essere accettati socialmente. Seppur lontano dalle vette del capostipite, questo seguito dimostra ancora una volta un incredibile coraggio nel parlare in maniera semplice di cose (sempre più) complicate, giocando con l’inconscio e i flussi di coscienza attraverso trovate narrative e visive di straordinaria suggestione. Come nella miglior tradizione Pixar, si ride e si piange in questo notevole vortice emotivo capace di far riflettere grandi e piccini: tra le tematiche principali, c’è senza dubbio il tema del gruppo e del gioco di squadra e non è un caso che il film si apra durante una partita di hockey. Mentre sul ghiaccio Riley definirà il suo possibile destino, nella sua mente combattono un altro match le emozioni divise in squadre: dovranno imparare a convivere per capire quanto sia fondamentale l’armonia per arrivare alla vittoria e alla definizione del proprio io. Notevole la scrittura dei nuovi personaggi, tra cui non vanno trascurate le fugaci apparizioni di Nostalgia, un’emozione ancora in attesa del suo momento. Tra dialoghi brillanti e affascinanti scelte estetiche, c’è spazio per almeno un paio di sequenze memorabili: la rappresentazione di un attacco d’ansia, in primis, ma anche la scena con quegli impulsi notturni su tutti i possibili imprevisti che potrebbero avvenire il giorno dopo. Un momento, quest’ultimo, che è sia un omaggio al potere dell’animazione, sia una straordinaria messinscena dei pensieri che ci tormentano nelle ore notturne. Si conferma anche l’intelligente natura metacinematografica del progetto, in cui la cabina di comando ha di fronte a sé un grande schermo dove possiamo ammirare ciò che sta vedendo la protagonista. Ancora una volta una scelta simbolica legata alla rappresentazione di uno spettacolo dove sono le nostre emozioni le prime spettatrici di quel film triste, allegro e tante altre cose tutte insieme che è la nostra vita.
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