Insider – Dietro la verità
The Insider
1999
Paese
Usa
Generi
Thriller, Drammatico
Durata
157 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Mann
Attori
Al Pacino
Russell Crowe
Christopher Plummer
Diane Venora
Philip Baker Hall
Lindsay Crouse
Debi Mazar
Stephen Tobolowsky
Colm Feore
Michael Gambon
1995: il ricercatore scientifico Jeffrey Wigand (Russell Crowe) viene licenziato dalla Brown & Williamson, azienda produttrice di sigarette. Il giornalista Lowell Bergman (Al Pacino), autore della trasmissione d'inchiesta "60 minuti", contatta Jeffrey e viene a sapere da lui notizie compromettenti per l'industria del tabacco. Lowell e Jeffrey si ritrovano a combattere cercando di far emergere una scomoda verità e lanciandosi in una sfida pericolosa per il futuro di entrambi.
Prendendo spunto da un articolo pubblicato su Vanity Fair, Michael Mann (sceneggiatore con Eric Roth) si cimenta con il cinema di impegno civile, proponendo come di consueto un punto di vista personale e anomalo rispetto agli standard di genere. È prevalentemente attraverso una messa in scena impeccabile (ottima come sempre la fotografia di Dante Spinotti), abile nello sfruttare gli spunti visivi e nel favorire tempi lunghi e dilatati forieri del malessere esistenziale dei suoi protagonisti, che il regista racconta la storia di due perdenti idealisti, destinati al fallimento ma non per questo disposti a lasciarsi sopraffare dal corso degli eventi. Inoltre il film gioca sapientemente minando tutte le certezze dello spettatore, sottolineando le ambiguità comportamentali dei vari personaggi (i segreti di Jeffrey, i tentennamenti dei dirigenti della CBS, l'inaffidabilità dell'anchorman) tratteggiando un'umanità cinica e predisposta alla prevaricazione pur di preservarsi: tra le compagnie del tabacco e l'emittente televisiva simbolo di un giornalismo liberale, ad esempio, le differenze sono minime. Il latente pessimismo non è mai nichilista, consapevole che in un mondo di squali le poche persone rette e coerenti (come Lowell e Jeffrey) sono un valore da preservare, capaci di resistere e combattere anche dinnanzi a molteplici amarezze e ingiustizie. Splendida prova di tutto il cast, specie di un Russell Crowe ingrassato e imbruttito. Sette nomination agli Oscar, nessuna statuetta.
Prendendo spunto da un articolo pubblicato su Vanity Fair, Michael Mann (sceneggiatore con Eric Roth) si cimenta con il cinema di impegno civile, proponendo come di consueto un punto di vista personale e anomalo rispetto agli standard di genere. È prevalentemente attraverso una messa in scena impeccabile (ottima come sempre la fotografia di Dante Spinotti), abile nello sfruttare gli spunti visivi e nel favorire tempi lunghi e dilatati forieri del malessere esistenziale dei suoi protagonisti, che il regista racconta la storia di due perdenti idealisti, destinati al fallimento ma non per questo disposti a lasciarsi sopraffare dal corso degli eventi. Inoltre il film gioca sapientemente minando tutte le certezze dello spettatore, sottolineando le ambiguità comportamentali dei vari personaggi (i segreti di Jeffrey, i tentennamenti dei dirigenti della CBS, l'inaffidabilità dell'anchorman) tratteggiando un'umanità cinica e predisposta alla prevaricazione pur di preservarsi: tra le compagnie del tabacco e l'emittente televisiva simbolo di un giornalismo liberale, ad esempio, le differenze sono minime. Il latente pessimismo non è mai nichilista, consapevole che in un mondo di squali le poche persone rette e coerenti (come Lowell e Jeffrey) sono un valore da preservare, capaci di resistere e combattere anche dinnanzi a molteplici amarezze e ingiustizie. Splendida prova di tutto il cast, specie di un Russell Crowe ingrassato e imbruttito. Sette nomination agli Oscar, nessuna statuetta.
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