Maria (Karen di Porto) è una giovane key-holder sempre di corsa, divisa tra le prove in teatro e i check-in da far fare ai turisti presso le strutture alberghiere e gli appartamenti per i quali lavora. La sua vita è una ronda tragicomica di situazioni buffe, diverbi familiari, piccoli fallimenti e grandi inadeguatezze. Esordio alla regia della giovane attrice Karen di Porto, che interpreta anche il ruolo della protagonista, Maria per Roma è una piccola, originale opera prima che si svolge nell’arco di più o meno ventiquattro ore, dalle prime luci dell’alba alla notte: al centro c’è lo spaesamento e la confusione di una giovane donna alle prese con una quotidianità dai ritmi forsennati e con le fragilità di un’esistenza segmentata e dispersiva, aggravata oltretutto da una città notoriamente capace di fagocitare il tempo di chiunque e di inghiottire anche il più volenteroso dei suoi abitanti nelle proprie sabbie mobili. Roma, nel film della di Porto, è un fondale solare e “turistico” ma tutt’altro che indifferente, in definitiva quasi un personaggio aggiunto che, con il sopraggiungere della notte, si fa sempre più invadente e malinconico. Nonostante i tanti difetti e le mille, esilissime fragilità di una narrazione acerba ed episodica, spesso sfasata e poco convincente, la freschezza dello sguardo della di Porto è decisamente azzeccata, così come la sua visione disincantata e a tratti sottilmente crudele dei rapporti umani e del sottobosco romano di quanti gravitano o fanno finta di gravitare intorno alla settima arte, con tanto di finale ironico e paradossale ambientato a una festa alla Casa del Cinema. Qualche comprimario è piuttosto sprecato e mal gestito; più riusciti i momenti smaccatamente morettiani, dalle liti con la madre alle peregrinazioni tutte al femminile per Roma in vespa. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016.