Match Point
Match Point
2005
Paesi
Gran Bretagna, Usa, Lussemburgo, Russia, Irlanda
Generi
Thriller, Drammatico
Durata
124 min.
Formato
Colore
Regista
Woody Allen
Attori
Jonathan Rhys-Meyers
Scarlett Johansson
Emily Mortimer
Matthew Goode
Brian Cox
Penelope Wilton
James Nesbitt
Ewen Bremner
Chris Wilton (Jonathan Rhys-Meyers), ex tennista professionista con la passione per Dostoevskij, viene a contatto con l'alta borghesia londinese dopo l'incontro con il giovane milionario Tom (Matthew Goode) e la sua bellissima e sensuale fidanzata americana Nola (Scarlett Johansson). L'incandescente passione amorosa per la ragazza e la brama di denaro lo faranno precipitare in un abisso senza via d'uscita.
Giunto al trentaseiesimo lungometraggio, Woody Allen, abbandonate le consuete analisi ironiche sulle nevrosi quotidiane, sulle ipocondrie e sui dilemmi esistenziali e lasciatosi alle spalle momentaneamente l'amata New York, ha effettuato un radicale quanto ispirato cambio di rotta nella sua filmografia. Pur ricalcando il cupo pessimismo già proposto in Crimini e misfatti (1989), Allen è riuscito a dimostrare un invidiabile talento nel mettere in scena una raffinata e gelida tragedia sul senso di colpa, l'importanza della fortuna nella vita, la rigida struttura sociale, l'incapacità di rinunciare al benessere acquisito. Esaltando gli istinti primordiali dell'uomo (sesso, violenza) in una cornice di strenua eleganza formale, il film procede inesorabile nel delineare una parabola di (dis)umana moralità attraverso un'impeccabile costruzione melodrammatica, scandita da mirati influssi letterari e teatrali. Eccezionale l'uso della musica lirica (Verdi, Donizetti, Bizet, Rossini) come contrappunto operistico a un'agghiacciante vicenda che raggiunge l'apice della tensione nella lunga sequenza del duplice assassinio, in cui alla potenza delle immagini si sovrappone il drammatico dialogo tra Otello e Jago dell'Atto II dell'Otello di Giuseppe Verdi. Notevole l'incontro del protagonista con i fantasmi delle due vittime innocenti, in cui emerge la tesi del delitto necessario. «Fino a che punto siamo disposti ad accantonare i nostri ostacoli morali per abbandonarci alla cupidigia e all'egoismo?» (Roger Ebert). Presentato fuori concorso alla 58ª edizione del Festival di Cannes.
Giunto al trentaseiesimo lungometraggio, Woody Allen, abbandonate le consuete analisi ironiche sulle nevrosi quotidiane, sulle ipocondrie e sui dilemmi esistenziali e lasciatosi alle spalle momentaneamente l'amata New York, ha effettuato un radicale quanto ispirato cambio di rotta nella sua filmografia. Pur ricalcando il cupo pessimismo già proposto in Crimini e misfatti (1989), Allen è riuscito a dimostrare un invidiabile talento nel mettere in scena una raffinata e gelida tragedia sul senso di colpa, l'importanza della fortuna nella vita, la rigida struttura sociale, l'incapacità di rinunciare al benessere acquisito. Esaltando gli istinti primordiali dell'uomo (sesso, violenza) in una cornice di strenua eleganza formale, il film procede inesorabile nel delineare una parabola di (dis)umana moralità attraverso un'impeccabile costruzione melodrammatica, scandita da mirati influssi letterari e teatrali. Eccezionale l'uso della musica lirica (Verdi, Donizetti, Bizet, Rossini) come contrappunto operistico a un'agghiacciante vicenda che raggiunge l'apice della tensione nella lunga sequenza del duplice assassinio, in cui alla potenza delle immagini si sovrappone il drammatico dialogo tra Otello e Jago dell'Atto II dell'Otello di Giuseppe Verdi. Notevole l'incontro del protagonista con i fantasmi delle due vittime innocenti, in cui emerge la tesi del delitto necessario. «Fino a che punto siamo disposti ad accantonare i nostri ostacoli morali per abbandonarci alla cupidigia e all'egoismo?» (Roger Ebert). Presentato fuori concorso alla 58ª edizione del Festival di Cannes.
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