Lu (Augustina Malale) e Fati (Denise Carrizo) sono due madri adolescenti che vivono in una casa di accoglienza religiosa a Buenos Aires. Quando Suor Paola (Lidiya Liberman) arriva in Argentina dall’Italia per prendere i voti, la vita del convento sembra cambiare improvvisamente. Accostandosi alla maternità delle due, la giovane suora si troverà in difficoltà, nutrendo un particolare affetto per la figlia di Lu.
Dopo diversi documentari, Maura Delpero esordisce nel cinema di finzione e lo fa con un film a cui sembra tenere particolarmente. Nata a Bolzano e poi formatasi in drammaturgia e sceneggiatura a Buenos Aires, la regista italiana firma un dramma intenso nei temi trattati, coraggioso ma anche rischioso. Rischi dovuti soprattutto a un argomento spinoso, che non sempre si riescono a evitare a causa di alcuni passaggi un po’ forzati e non troppo spontanei. Nonostante qualche svolta narrativa eccessivamente ricercata, il film però riesce comunque a donare più di uno spunto di riflessione, dando vita a un curioso incontro-scontro tra donne in apparenza così diverse: giovani madri non ancora pronte a esserlo e suore che madri (biologicamente parlando, almeno) non potranno esserlo mai. Un conflitto interiore che nasce in Suor Paola, il personaggio più interessante della pellicola, ma che lascia anche diversi dilemmi morali nella mente degli spettatori al termine della visione. Peccato che Lu e Fati siano un po’ stereotipate nella loro costruzione psicologica, ma il film resta comunque un esordio interessante, forte anche di alcune inquadrature costruite molto bene dal versante fotografico. Presentato in concorso al Festival di Locarno.