Dopo la morte del marito, la regina Vittoria (Judi Dench) si ritira nella tenuta di campagna, rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno. L'arrivo di John Brown (Billy Connoly), amico del defunto marito, farà risorgere in lei la voglia di vivere e la farà sentire di nuovo innamorata dopo tantissimo tempo.

La mia regina rappresenta una discreta sterzata rispetto a Golden Gate nella carriera di John Madden, e a tre anni da quel lavoro catastrofico e fallimentare il regista riesce anche ad alzare un po' il tiro. Del film colpisce soprattutto la capacità di dare corpo e forma a un rapporto sentimentale e allo stesso tempo restituirne non solo il lato patinato, che però c'è e inevitabilmente fagocita tutto il resto, ma anche le tensioni nascoste e i corollari fortemente privati. Tra passionalità e amore platonico, Madden prova a offrire allo spettatore una finestra sul mondo per osservare da vicino la natura ambigua ma tutto sommato semplice e diretta dell'amore, le sue contraddizioni ma anche la sua linearità. Il ritratto della sovrana inglese, che funge da cornice per il film e lo ripulisce da ogni eccesso, avvince molto saltuariamente e si segnala soltanto l'ambientazione storica, abbastanza ricercata e studiata. Bella interpretazione, ad ogni modo, di Judi Dench, che si confermò interprete di razza e vinse premi un po' ovunque, guadagnandosi anche la nomination come miglior attrice non protagonista. Presentato nella sezione Un Certain Regard al 50° Festival di Cannes.