Il re del pop Michael Jackson si prepara nel 2009 a tenere una lunga serie di concerti presso l'Arena di Londra. Le riprese delle prove, assieme alla band e a un nutrito corpo di ballo, saranno l'ultimo documento filmato dell'artista, scomparso in contraddittorie circostanze il 25 giugno dello stesso anno. Durante la conferenza stampa nella quale annunciava l'imminenza del suo ritorno sul palcoscenico, dopo un'assenza di dodici anni dall'ultimo tour, Michael Jackson sentenziò che quelli sarebbero stati i suoi ultimi show a Londra, concludendo la frase con un sibillino «This is it» («Questo è tutto»). Il documentario di Kenny Ortega assume quindi il pesante fardello di inconsapevole testamento musicale di uno degli artisti più geniali e controversi della musica moderna. Jackson appare sul palco in discreta forma, con sgargianti cambi d'abito a celare le fattezze diafane di un cinquantenne imprigionato nel corpo di un ragazzino; un susseguirsi di esecuzioni di pezzi del suo corposo repertorio, quali Smooth Criminal, Beat It, Earth Song e Thriller, inframmezzate da interviste ai membri del corpo di ballo e della band e da filmati coreografici, tra i quali un curiosomashup fra immagini dello stesso Jackson e la celebre sequenza in cui Rita Hayworth intona Put The Blame On Mame, tratta dal film del 1946 Gilda di Charles Vidor. Un documento realizzato con passione e sincerità, ma dai contenuti strettamente musicali, che nulla aggiungono alla conoscenza dell'artista e dell'uomo. Strettamente consigliato (solo) ai fan.