L'uomo nel bosco
Miséricorde
2024
In sala
dal 16/01
Paese
Francia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
102 min.
Formato
Colore
Regista
Alain Guiraudie
Attori
Catherine Frot
Félix Kysyl
Jean-Baptiste Durand
Jérémie (Félix Kysyl) torna nel paesino in cui è cresciuto per partecipare al funerale del titolare della panetteria locale a cui era molto legato. Quando decide di fermarsi qualche giorno in più per stare vicino a Martine (Catherine Frot), la vedova del panettiere, non immagina che ben presto si troverà al centro di una serie di eventi del tutto inaspettati.
Quando c’è di mezzo Alain Guiraudie non si può dare niente per scontato: il registra francese l’aveva già dimostrato nei suoi film precedenti, da Lo sconosciuto del lago (2013) a Rester vertical (2016), solo per citarne un paio. Quello che sembra ancora una volta un soggetto semplice e lineare, si rivela molto presto un complesso gioco surreale, supportato da continue e imprevedibili svolte narrative, nate da basi drammaturgiche impossibili da incasellare. Siamo vicini ai toni di una commedia nera à la Chabrol in questo lungometraggio, ma Guiraudie spinge ancor di più sul versante dell’ironia, all’insegna di una totale assenza di credibilità generale, sia nei colpi di scena messi in campo, sia nella caratterizzazione dei personaggi. Il gioco ha momenti affaticati e la parte centrale ha passaggi macchinosi, ma se si sta alle regole ci si diverte e ci si trova davanti una pellicola intelligente e sovversiva, capace di parlare di rapporti umani in maniera decisamente curiosa e interessante. Il bosco – dove si cercano porcini e si trovano spugnole – diventa un luogo di passaggio, ma anche di crescita all’interno di questa sorta di fiaba oscura, in cui si mescolano violenze e desideri di ogni sorta, tanto sessuali quanto dettati dal cercare un proprio posto nel mondo contemporaneo. Presentato nella sezione Cannes Première del Festival di Cannes 2024, il film è stato scelto dai Cahiers du Cinéma come loro titolo preferito dell’intera annata.
Quando c’è di mezzo Alain Guiraudie non si può dare niente per scontato: il registra francese l’aveva già dimostrato nei suoi film precedenti, da Lo sconosciuto del lago (2013) a Rester vertical (2016), solo per citarne un paio. Quello che sembra ancora una volta un soggetto semplice e lineare, si rivela molto presto un complesso gioco surreale, supportato da continue e imprevedibili svolte narrative, nate da basi drammaturgiche impossibili da incasellare. Siamo vicini ai toni di una commedia nera à la Chabrol in questo lungometraggio, ma Guiraudie spinge ancor di più sul versante dell’ironia, all’insegna di una totale assenza di credibilità generale, sia nei colpi di scena messi in campo, sia nella caratterizzazione dei personaggi. Il gioco ha momenti affaticati e la parte centrale ha passaggi macchinosi, ma se si sta alle regole ci si diverte e ci si trova davanti una pellicola intelligente e sovversiva, capace di parlare di rapporti umani in maniera decisamente curiosa e interessante. Il bosco – dove si cercano porcini e si trovano spugnole – diventa un luogo di passaggio, ma anche di crescita all’interno di questa sorta di fiaba oscura, in cui si mescolano violenze e desideri di ogni sorta, tanto sessuali quanto dettati dal cercare un proprio posto nel mondo contemporaneo. Presentato nella sezione Cannes Première del Festival di Cannes 2024, il film è stato scelto dai Cahiers du Cinéma come loro titolo preferito dell’intera annata.
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