Miss Violence
Miss Violence
2013
Paese
Grecia
Genere
Drammatico
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
Alexandros Avranas
Attori
Themis Panou
Rena Pittaki
Eleni Roussinou
Sissy Toumasi
Kalliopi Zontanou
Chloe Bolota
L'undicenne Angeliki (Chloe Bolota) si suicida gettandosi dal balcone durante la festa organizzata per il suo compleanno: lo sgomento iniziale lascia presto spazio alla routine quotidiana, con i genitori che sembrano voler superare il drammatico evento comportandosi come se nulla fosse successo. Gli assistenti sociali, dubbiosi, indagano facendo emergere una verità terribile.
Il regista, pittore e scultore Avranas affronta un tema scabroso e difficile – la violenza sui minori – usando una forma asettica e una rappresentazione cristallina e geometrica, quasi a voler compensare la morbosità dell'argomento trattato. Evidenti i rimandi agli stilemi del connazionale Yorgos Lanthimos ma, mentre quest'ultimo (almeno in Dogtooth del 2009 e in Alps del 2013) riusciva a costruire un climax allucinante nel delineare la psicopatia di un nucleo familiare, Avranas non sembra avere una adeguata padronanza del mezzo cinematografico per raggiungere il medesimo obiettivo e, dopo una prima parte potentissima, gioca di maniera e perde presto lo smalto necessario. La staticità delle inquadrature e il lento progredire della vicenda, che vorrebbero simboleggiare il dramma dei protagonisti, così come la chiusura al cambiamento e la perdita di ogni speranza di fronte ai soprusi subiti, riescono a destabilizzare lo spettatore soltanto a tratti. Ambizioni altissime, risultato mediocre, nonostante alla Mostra di Venezia abbia ottenuto il Leone d'argento per la regia e la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile a Themis Panou.
Il regista, pittore e scultore Avranas affronta un tema scabroso e difficile – la violenza sui minori – usando una forma asettica e una rappresentazione cristallina e geometrica, quasi a voler compensare la morbosità dell'argomento trattato. Evidenti i rimandi agli stilemi del connazionale Yorgos Lanthimos ma, mentre quest'ultimo (almeno in Dogtooth del 2009 e in Alps del 2013) riusciva a costruire un climax allucinante nel delineare la psicopatia di un nucleo familiare, Avranas non sembra avere una adeguata padronanza del mezzo cinematografico per raggiungere il medesimo obiettivo e, dopo una prima parte potentissima, gioca di maniera e perde presto lo smalto necessario. La staticità delle inquadrature e il lento progredire della vicenda, che vorrebbero simboleggiare il dramma dei protagonisti, così come la chiusura al cambiamento e la perdita di ogni speranza di fronte ai soprusi subiti, riescono a destabilizzare lo spettatore soltanto a tratti. Ambizioni altissime, risultato mediocre, nonostante alla Mostra di Venezia abbia ottenuto il Leone d'argento per la regia e la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile a Themis Panou.
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