Uno psicologo investito una, due e tre volte da un carro attrezzi (Paolo Sassanelli), un avvocato ossessionato dall'intimo (Alberto Molinari), una babysitter senza bambino (Giulia Michelini), un imprenditore senza capitale (Massimo Poggio) e un aspirante cuoco paranoico (Andrea Sartoretti) si incrociano per le strade di Roma.
Il regista Eros Puglielli, nome chiave del cinema indipendente italiano noto per il cult underground Dorme (2000) e dietro la macchina da presa anche per il corto Il pranzo onirico e per il thriller Occhi di cristallo (2004), si cimenta con una curiosissima e stralunata operazione corale che lo riporta al cinema dopo quattordici anni di sostanziale assenza, riempiti da un gran numero di esperienze televisive. Puglielli, che a distanza di pochissimi mesi era in realtà già tornato nelle sale con Copperman (2019), film supereroistico sui generis sull’autismo e con protagonista Luca Argentero (girato successivamente rispetto a Nevermind, ma uscito prima) assembla una miriade di situazioni folli e scombinate, raccontate nell’arco di cinque episodi, collegati tra loro attraverso personaggi in comune che entrano ed escono dalla narrazione. Un concept ambizioso e fuori da ogni margine di commerciabilità e plausibilità ma, proprio in virtù di quest’approccio estremo e insondabile, portatore allo stesso tempo di una surreale alterità rispetto a ogni standard e di una certa, innegabile vitalità. Nevermind, pur con una vena decisamente alienante e con evidenti cadute di tono e d’ispirazione, riesce infatti a produrre uno spaccato nevrotico eclettico, paradossale e non di rado stimolante, che tenta di declinare con una sensibilità alla Marco Ferreri la medietà di tanti prodotti televisivi italici, forte, evidentemente, del percorso registico apolide del suo autore. Presentato nella sezione Alice nella città della Festa del cinema di Roma 2018.