Venezia. Contattato dalla nobile Helietta Canins (Barbara De Rossi) per esorcizzare la sua casa dalla presenza maligna di Nosferatu (Klaus Kinski), l'esperto in vampirismo Paris Catalano (Christopher Plummer) ne risveglia l'essenza e la bramosìa di sangue: tra morte e contagio, il mostro tenterà, inutilmente, di porre fine alla sua non-esistenza. Pedestre horror dalle assurde ambizioni autoriali (improponibile il legame, dovuto soprattutto alla presenza di Klaus Kinski, con Nosferatu – Il principe della notte, diretto nel 1979 da Werner Herzog) e dalla travagliata realizzazione: non accreditati i registi Luigi Cozzi e Maurizio Lucidi, mentre Mario Caiano fu licenziato proprio dall'ingestibile Kinski per inconciliabili divergenze (e il tutto finì nelle mani poco capaci del produttore Augusto Caminito). Premesse che affossano un film cortocircuitante già in partenza, dominato da stereotipi relativi a eros e thanatos e sconclusionato nella struttura narrativa; da dimenticare, anche se la cupa ambientazione veneziana suscita un fascino ipnotico a cui è difficile sottrarsi. Donald Pleasence è Don Alvise, Yorgo Voyagis è Barneval.