Papobo
Papobo
1987
Paese
Cuba
Genere
Animazione
Durata
50 min.
Formato
Colore
Regista
Hugo Alea
Natale 1694, L’Avana. Il piccolo Papobo, figlio di una schiava liberata, decide di trovare un regalo per la sua sorellina. Senza soldi ma con spirito di iniziativa, riuscirà nell’impresa.
Non era semplice parlare di schiavitù in un film d’animazione, eppure l’incipit di Papobo è coraggioso in questo senso e racconta in pochi minuti la tratta dall’Africa e il dramma della separazione familiare. Poi, il film si sviluppa come un racconto di Natale alieno, secondo i canoni occidentali: niente neve, ma il caldo afoso di Cuba e la selva che nasconde pericoli e misteri. Nel cercare un regalo per sua sorella, Papobo affronta con la sua genuina innocenza un mondo di adulti avari e corrotti e vince, in un susseguirsi di incomprensioni che lo portano addirittura a riunirsi con il nonno, altro ex schiavo che gli insegna il valore dell’artigianalità. Ed è sicuramente lo stesso valore che infiammava gli animi di Hugo Alea e dei suoi pochi collaboratori, che sono riusciti a dare vita a un piccolo delizioso film, con pochi mezzi e tanto ingegno, dando vita a pupazzetti di legno in stop motion pieni di umanità. Divertente e tenero, ma dopo essere stato proiettato in selezione ufficiale ad Annecy nel 1989, è caduto nel dimenticatoio. Riscoprirlo equivale a scovare una piccola perla dell’animazione latinoamericana, che sotto la storia natalizia nasconde un forte messaggio di denuncia verso una Cuba (e un’America) bianca che si è arricchita sulle spalle degli schiavi. L'aspetto formale è un po' carente, ma i contenuti sono di grande profondità.
Non era semplice parlare di schiavitù in un film d’animazione, eppure l’incipit di Papobo è coraggioso in questo senso e racconta in pochi minuti la tratta dall’Africa e il dramma della separazione familiare. Poi, il film si sviluppa come un racconto di Natale alieno, secondo i canoni occidentali: niente neve, ma il caldo afoso di Cuba e la selva che nasconde pericoli e misteri. Nel cercare un regalo per sua sorella, Papobo affronta con la sua genuina innocenza un mondo di adulti avari e corrotti e vince, in un susseguirsi di incomprensioni che lo portano addirittura a riunirsi con il nonno, altro ex schiavo che gli insegna il valore dell’artigianalità. Ed è sicuramente lo stesso valore che infiammava gli animi di Hugo Alea e dei suoi pochi collaboratori, che sono riusciti a dare vita a un piccolo delizioso film, con pochi mezzi e tanto ingegno, dando vita a pupazzetti di legno in stop motion pieni di umanità. Divertente e tenero, ma dopo essere stato proiettato in selezione ufficiale ad Annecy nel 1989, è caduto nel dimenticatoio. Riscoprirlo equivale a scovare una piccola perla dell’animazione latinoamericana, che sotto la storia natalizia nasconde un forte messaggio di denuncia verso una Cuba (e un’America) bianca che si è arricchita sulle spalle degli schiavi. L'aspetto formale è un po' carente, ma i contenuti sono di grande profondità.
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