Una qualsiasi giornata di pioggia ad Amsterdam: dall'arrivo delle nuvole fino al ritorno del bel tempo.

Uno dei primissimi titoli della sterminata filmografia del documentarista olandese Joris Ivens (qui supportato alla regia da Mannus Franken) che, in soli quattordici minuti, riesce a emozionare e a mettere in chiaro quelle che saranno le direttrici stilistiche entro cui si muoverà il suo cinema successivo. Realizzando un documentario muto e privo di didascalie, la coppia di registi si prefigge di immergere completamente lo spettatore nella realtà urbana descritta. Privo di qualsiasi filtro artificioso o retorico, il film riesce a raccontare una Amsterdam dagli scorci insoliti, senza soffermarsi sui classici monumenti da cartolina, per ricreare la bellezza della città nella condizione climatica che, forse, più esalta il suo fascino nordico. L'attenzione fotografica è rivolta tutta al contrasto tra chiari e scuri, cercando di scorgere luce ovunque, dai riflessi sulle finestre sino ai piccoli specchi d'acqua che si creano poco alla volta nelle pozzanghere. Pur risentendo di un'impostazione un po' troppo avanguardistica (giustificata però dall'estetica cinematografica propria degli anni Venti), il lavoro convince pienamente e rimane una delle spie più forti del talento di colui che si dimostrerà essere uno dei documentaristi più importanti del ventesimo secolo. Film di chiusura della prima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, datata 1932.