La Guerra civile spagnola attraverso gli occhi di chi l'ha vissuta: dai guerriglieri del Fronte Popolare, fino alle difficoltà dei contadini. Il tutto attraverso il filtro rosso antifranchista. Joris Ivens, da sempre attivo contro le ideologie nazifasciste, fu costretto a trasferirsi negli Stati Uniti per i nove anni più caldi a cavallo della Seconda guerra mondiale. In questo periodo realizzò Terra di Spagna, un documentario godibile e convincente, lontano però dalle vette più alte della sua filmografia. Il regista conduce poco alla volta lo spettatore alla scoperta della società spagnola durante la Guerra civile (1936-1939): pronto a cogliere gli aspetti più onorevoli dei guerriglieri e dei contadini, Ivens si basa solidamente su un commento (originariamente la voce fu quella di Orson Welles, ma poi venne sostituita da Ernest Hemingway) a tratti un po' troppo invadente e pedante. Il film risente così di un'impostazione troppo schematica e la regia non è particolarmente agile, limitandosi a organizzare la realtà per porla a favore della macchina da presa. Nonostante la matrice propagandistica che esclude una neutrale oggettività, il lavoro rimane un documento di grande importanza storica, per la capacità di mostrare una nazione scossa dalla guerra senza soffermarsi su un unico punto di vista, ma provando a restituire un'immagine d'insieme.