New York, anni '30. Frammenti di vita di una famiglia ebrea influenzata dalla capillare diffusione della radio. Sogni, speranze, afflati romantici e spassosi bisticci seguono le carezzevoli melodie dei successi dell'epoca. Una delle opere più genuinamente nostalgiche di Woody Allen che, sulla base di una evidente esperienza autobiografica, ha cesellato un altro ritratto dell'amata New York, questa volta in forma di omaggio vintage: oltre al calore delle immagini, ricopre qui un ruolo cruciale la musica, che scandisce la straordinaria quotidianità di un pugno di amabili personaggi (ladri pasticcioni, comunisti impenitenti, giovani sognanti, zie romantiche, aspiranti starlette). Umorismo ebraico, satira sulla celebrità e l'istituzione familiare e sguardo ironico verso l'american way of life sono racchiusi in un'impeccabile confezione retrò che sfiora la maniera nel ritrarre un'epoca destinata a essere rimpianta. Un affettuoso amarcord in cui Allen mette da parte le consuete nevrosi per comporre un viaggio nel passato filtrato dalla memoria, testimonianza romanzata del germe della dipendenza dai media (che esploderà con l'avvento dellla televisione). Il risultato è decorativo, indubbiamente esile ma carinissimo. Nella colonna sonora successi di Glenn Miller, Larry Clinton, Benny Goodman, Duke Ellington e Artie Shaw, tra gli altri. Unico film che vede recitare insieme Diane Keaton e Mia Farrow, le due compagne storiche del regista newyorkese. Fotografia di Carlo Di Palma, scene di Santo Loquasto, costumi di Jeffrey Kurland. Nella versione originale la voce narrante è dello stesso Woody Allen. Due nomination agli Oscar (sceneggiatura, art direction). Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.