Al Gore, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ammonisce gli spettatori sulla seria problematica del riscaldamento globale che potrebbe condurre a conseguenze tragiche qualora non si ponesse un rimedio alla questione. Se le ragioni che hanno spinto alla realizzazione di questo documentario sono sicuramente più che valide e nobili, ciò che convince poco è il modo in cui è stato realizzato: per tutta la durata del film, Al Gore veste i panni del professore per illustrare in maniera chiara e limpida cause e conseguenze del riscaldamento globale, con l'utilizzo di una grafica digitale di alta tecnologia che ha lo scopo di abbagliare e meravigliare lo spettatore, prima ancora di supportarlo nel comprendere i concetti. Ed è propri questo il maggiore difetto di un prodotto che, pur riuscendo a interessare, assomiglia più a un film di propaganda che a un vero e proprio allarme divulgativo. Gore si muove, parla, ammicca come se dovesse convincere qualcuno delle sue buone intenzioni e per farlo sfoggia la miglior confezione a sua disposizione, mentre il documentario sembra incentrato sugli Stati Uniti più che su ragionamenti globali, come se il suo pubblico fosse composto esclusivamente da cittadini americani. Coincidenze? Il lungometraggio si aggiudicò due premi Oscar, uno per il miglior documentario e l'altro per la miglior canzone originale, I Need To Wake Up di Melissa Etheridge.