California, 1962. Distrutto dal dolore per la perdita del proprio compagno Jim (Matthew Goode), avvenuta otto mesi prima in un incidente stradale, il professore inglese George Falconer (Colin Firth) pianifica di togliersi la vita dopo l'ultima giornata di lavoro. Ma il sostegno dell'amica di vecchia data Charlotte (Julianne Moore) e l'incontro con lo studente Kenny (Nicholas Hoult) sembrano gettare nuova speranza nel suo futuro. Tratto dall'omonimo romanzo di culto (1964) dello scrittore inglese Christopher Isherwood, A Single Man rappresenta l'esordio dietro la macchina da presa dello stilista Tom Ford. Raffinata indagine sul sentimento amoroso, l'isolamento, l'assenza (di speranza) e l'elaborazione del lutto, il film dipinge il vuoto di un'esistenza ormai priva di significato attraverso una messinscena di impeccabile cura formale: ralenti, accensioni di colore e avvolgenti movimenti di macchina diventano però una cornice barocca che soffoca il quadro. In una dimensione intima e ovattata, in cui gli eventi seguono una tragica ritualità, ha una non trascurabile importanza il contesto storico (la crisi cubana), che suggerisce un funzionale clima di paura e incertezza globale. Maniacale cura per il dettaglio vintage, secondo una chiara (ma spesso forzata) poetica estetizzante. Bello senz'anima, come un elegantissimo tuxedo esibito su un manichino. Colin Firth eccellente (Coppa Volpi a Venezia e nomination all'Oscar), ma anche Julianne Moore lascia il segno. Fotografia di Eduard Grau, musiche di Abel Korzeniowski e Shigeru Umebayashi.