Tarda primavera
Banshun
1949
Mubi
Paese
Giappone
Genere
Drammatico
Durata
108 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Yasujirō Ozu
Attori
Chishū Ryū
Setsuko Hara
Yumeji Tsukioka
Haruko Sugimura
Hohi Aoki
L'anziano vedovo Shukichi (Chishū Ryū) è preoccupato del destino della figlia Noriko (Setsuko Hara), ancora senza un marito e presa in giro un po' da tutti. L'uomo vorrebbe forzarla a trovare marito e a metter su famiglia, ma il legame che la figlia continua a sentire nei riguardi del padre è ancora molto forte. Anche lui, in fondo, sa di non poter fare a meno di lei.
Una storia commovente e delicata per uno dei film più importanti del maestro Yasujirō Ozu, che sfrutta al meglio le proprie competenze nell'uso dei silenzi e nei dettagli provenienti dal muto, denso di suggestioni minimali e magistrali accostamenti tra ambienti spogli ed emozioni dei personaggi. L'autore nipponico è davvero geniale nel sondare, con deferenza e senza far rumore, le pieghe più intime del privato dei protagonisti, facendoci scorgere dietro i loro occhi e i loro volti, cuciti insieme da tagli di montaggio divenuti pura leggenda della storia della Settima arte, un intero universo affettivo. Un'opera semplice eppure straordinaria, che suscita spassionata e incondizionata ammirazione in virtù del suo ricorso a una grazia stilistica vellutata e preziosissima, capace di prendere per mano lo spettatore e condurlo in un'atmosfera magica, ma senza per questo rinunciare a convivere con i sentimenti più mesti dell'animo umano. Ozu è un cantore diligente e magnifico delle piccole grandi cose della vita e Tarda primavera in questo senso è un autentico pilastro portante della poetica del regista. Interpreti immensi, perfettamente calati in una storia che intende palesemente parlare della nuova definizione del concetto di nucleo famigliare nel Giappone post-bellico, un concetto che va necessariamente rivisto alla luce di un nuovo, ritrovato e sempre più intenso dialogo tra le vecchie e le nuove generazioni. Elementi, questi ultimi, che contribuiscono a fare del film un'opera cruciale e indispensabile, non solo per la storia del Giappone ma anche per quella del cinema tout court. Ozu riprenderà il nucleo della trama e lo riproporrà nel suo ultimo film, Il gusto del sakè (1962).
Una storia commovente e delicata per uno dei film più importanti del maestro Yasujirō Ozu, che sfrutta al meglio le proprie competenze nell'uso dei silenzi e nei dettagli provenienti dal muto, denso di suggestioni minimali e magistrali accostamenti tra ambienti spogli ed emozioni dei personaggi. L'autore nipponico è davvero geniale nel sondare, con deferenza e senza far rumore, le pieghe più intime del privato dei protagonisti, facendoci scorgere dietro i loro occhi e i loro volti, cuciti insieme da tagli di montaggio divenuti pura leggenda della storia della Settima arte, un intero universo affettivo. Un'opera semplice eppure straordinaria, che suscita spassionata e incondizionata ammirazione in virtù del suo ricorso a una grazia stilistica vellutata e preziosissima, capace di prendere per mano lo spettatore e condurlo in un'atmosfera magica, ma senza per questo rinunciare a convivere con i sentimenti più mesti dell'animo umano. Ozu è un cantore diligente e magnifico delle piccole grandi cose della vita e Tarda primavera in questo senso è un autentico pilastro portante della poetica del regista. Interpreti immensi, perfettamente calati in una storia che intende palesemente parlare della nuova definizione del concetto di nucleo famigliare nel Giappone post-bellico, un concetto che va necessariamente rivisto alla luce di un nuovo, ritrovato e sempre più intenso dialogo tra le vecchie e le nuove generazioni. Elementi, questi ultimi, che contribuiscono a fare del film un'opera cruciale e indispensabile, non solo per la storia del Giappone ma anche per quella del cinema tout court. Ozu riprenderà il nucleo della trama e lo riproporrà nel suo ultimo film, Il gusto del sakè (1962).
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