Surreali divagazioni comiche sulla sodomia, sul travestitismo, sull'orgasmo, sugli afrodisiaci e sull'eiaculazione, in sette segmenti incentrati su un particolare aspetto della vita sessuale. Al suo quarto lungometraggio, Woody Allen ha trovato terreno fertile per mettere in scena la sua sgangherata comicità degli esordi nel best-seller di David Reuben, pubblicato nel 1969, che dà il titolo al film. Sfrondando il corposo (e trasgressivo) soggetto letterario, il regista newyorkese ha realizzato un collage di situazioni demenziali che, partendo da temi molto scottanti per l'epoca, sfocia in un delirio audiovisivo concepito al solo scopo di divertire: sedute di analisi, transfert psicanalitici e riflessioni sul rapporto sessuale sono ancora lontani. Seppur sconnessa, questa analisi del mondo del sesso riserva alcune stoccate vincenti sui preconcetti legati all'argomento e il disagio nel trattare un tema spinoso ancora oggi (sigh!), per certi versi, oggetto di pregiudizio. Molto datato, con trovate e giochi linguistici che ai giorni nostri strappano a stento qualche sorriso, il film è da ricordare per l'episodio in costume sulle tragiche conseguenze di una pozione afrodisiaca e l'esilarante capitolo finale con protagonisti gli spermatozoi. Il segmento sul desiderio sessuale femminile, recitato in italiano nella versione originale, è un omaggio al cinema di Michelangelo Antonioni e Federico Fellini.