In una scuola superiore un professore si getta dalla finestra sotto gli occhi atterriti degli studenti. Il supplente chiamato a sostituirlo, Pierre (Laurent Lafitte), nota da subito qualcosa di strano nella sua classe: un gruppo di sei alunni, molto uniti e dotati di un’incredibile intelligenza precoce, ha un atteggiamento ostile verso chiunque. Pierre inizierà a esserne ossessionato.
Sorta di variazione de L’attimo fuggente (1989) in chiave nerissima, L’ultima ora prova a intavolare un ampio ventaglio di suggestioni metaforiche a partire da una storia d’ambientazione scolastica poggiata su echi vagamente polanskiani (a cominciare da L’inquilino del terzo piano), anche se il regista, alla sua opera seconda dopo Irréprochable (2016) nonché scrittore e autore di teatro e di fumetti, dichiara d’ispirarsi più direttamente a Il villaggio dei dannati (1995) di Carpenter, Il nastro bianco di Haneke e alle graphic novel di Charles Burns. Velleità che trovano una buona dose di fascino e un’atmosfera autenticamente perturbante nel primo blocco della narrazione, il più riuscito, ma che col passare dei minuti ingolfano completamente l’impianto di un film che si lascia invadere con troppa faciloneria da un formalismo torvo e bieco, tanto minimale e ostentato quanto sterile e pretenziosissimo: una deriva che porta L’ultima ora a gettare alle ortiche la propria stessa, studiatissima bizzarria, tra allusioni molto facili, di pura superficie e nessuna profondità (l’America dall’11 settembre a Donald Trump passando per la strage di Columbine, gli scenari geopolitici attuali, le questioni climatiche e il movimento Fridays for Future) e tentativi di intellettualizzare la dimensione da thriller psicologico, costantemente in bilico tra insistito gusto ellittico e imperdonabile pomposità. Apprezzabile il tentativo di raccontare l’impenetrabilità e il pessimismo di uno sguardo funereo sull’adolescenza attraverso un uso del sonoro molto incerto, connivenze sorprendenti dell’autorità scolastica e movimenti di macchina impercettibili, ma il risultato finale è tanto ardito quanto scivoloso. Per riprodurre l’ostilità tra il professore e gli alunni il protagonista Laurent Lafitte non li ha mai incontrati prima delle riprese e una volta sul set ha evitato di pranzare con loro per due settimane. Nel cast anche Emmanuelle Bercot e Luàna Bajrami, vista anche in Portrait de la jeune file en feu (2019) di Céline Sciamma. Liberamente tratto dal romanzo L’ultima ora di Christophe Dufossé, edito in Italia da Einaudi, e presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2018 nella sezione Sconfini.