Due fratelli
Un petit frère
2022
Paese
Francia
Genere
Drammatico
Durata
116 min.
Formato
Colore
Regista
Léonor Séraille
Attori
Stéphane Bak
Ahmed Sylla
Annabelle Lengronne
Kenzo Sambin
Alla fine degli anni '80, Rose (Annabelle Lengronne) si trasferisce dalla Costa d'Avorio alla periferia di Parigi con i suoi due giovani figli, Ernest (Milan Doucansi da piccolo, Kenzo Sambin da adolescente) e Jean (Sidy Fofana da giovane, Stéphane Bak da adulto). 

Racconto su una famiglia di origini africane trasferitasi in Francia da vent’anni, l’opera seconda della regista transalpina Léonor Serraille, vincitrice della Caméra d'or al Festival di Cannes come miglior esordio con Montparnasse - Femminile singolare (2017), odissea cittadina di un’adolescente parigina interpretata da Laetitia Dosch, Due fratelli si concentra su un piccolo microcosmo composto da una madre e dai due figli, condensando il loro vissuto attraverso lo scorrere del tempo. Per l’esattezza tra il 1989 e il 2005, da quando abbandonarono un padre e molti fratelli per andare a vivere in un complesso residenziale ai margini della capitale francese, con la madre impegnata nel lavoro come addetta alle pulizie in un hotel, e in seguito nella città di Rouen, dove Rose incontrerà un altro dei suoi molti amanti. Il personaggio centrale del film, una madre amorevole e volenterosa, viene descritta come una donna indipendente rispetto ai legami con qualsivoglia uomo, ma Un petit frère è attento soprattutto a tratteggiare delicatamente cambiamenti e mutazioni in seno alla famiglia lungo gli anni, con sguardo delicato e un certo tatto per ellissi e slittamenti emotivi ed esistenziali. Nonostante la sobrietà della scrittura e le premesse nitide alla base della storia, il film di Serraille fatica però ad acquisire compiutezza, riuscendo senz’altro a restituire la docile fermezza della madre, che incoraggia i figli ad avere successo e a non sedersi mai sui propri sentimenti, ma risultando troppo spesso impantanato in scelte di scrittura e messa in scena decisamente opache e al ribasso. Un approccio, di opportuna sensibilità ma anche incerto e acerbo, che rende gli strascichi e il coinvolgimento della storia pervenuti solo a fai alterne, incappando in stereotipi sui francesi visti dall’esterno e in personaggi di contorno che faticano a elevarsi al di sopra del bozzetto chiaroscurale (per non parlare della netta indecisione di registro, a metà strada tra il naturalismo del quotidiano e un diligente pudore). Il maggior elemento d’interesse del film rimane così la buona prova, vivida e carica di sfumature e sfaccettature veicolate quasi tutte dalla pura recitazione, della protagonista Annabelle Lengronne, il cui personaggio, all’insegna di una costante autodeterminazione femminile, appare davvero “in costante movimento” lungo tutto l’arco narrativo, come precisa immediatamente la voce narrante nel descrivere la notte in cui la famiglia arrivò in Francia. Lo spirito del film, il cui dialogo finale con suggello epistolare è un grande momento di recitazione, è ben esemplificato da una frase di Blaise Pascal, esplicitamente citato in una sequenza: «Ciascuno esamini i propri pensieri: li troverà sempre occupati del passato e dell'avvenire. Non pensiamo quasi mai al presente, o se ci pensiamo, è solo per prenderne il lume al fine di predisporre l’avvenire». La regista è stata ispirata per la storia dal compagno, africano, e dai loro figli. Presentato in Concorso del Festival di Cannes 2022.
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