La vita agra
1964
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
104 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Carlo Lizzani
Attori
Ugo Tognazzi
Giovanna Ralli
Rossana Martini
Giampiero Albertini
Nino Crisman
Elio Crovetto
Paola Dapino
Enzo Jannacci
Misa Pesaro
Luciano Bianchi (Ugo Tognazzi), direttore culturale presso un'azienda mineraria della provincia emiliana, riceve la lettera di licenziamento nello stesso giorno in cui numerosi operai trovano la morte in seguito a un incidente. Lasciata la famiglia e trasferitosi nella precarietà a Milano, Bianchi cova il desiderio di fare esplodere la sede cittadina dei propri ex datori di lavoro.
Tratto dall'omonimo romanzo di Luciano Bianciardi, La vita agra è una curiosa e schizofrenica satira dei difetti della società italiana degli anni Sessanta e delle contraddizioni causate dal benessere frutto del boom economico. Il protagonista Luciano Bianchi (interpretato da un sarcastico e amaro Ugo Tognazzi) tenta di scardinare dall'interno, attraverso la progettazione di un evento simbolico e dirompente, lo stesso sistema produttivo che prima l'ha fagocitato e poi risputato senza troppi complimenti. Una pedina impazzita che fugge dall'alienazione, dalle convenzioni familiari e borghesi (la relazione con l'amante Anna, interpretata da Giovanna Ralli) e dalla spersonalizzazione legata ai ruoli dell'industria e della nuova economia; fuga destinata a fallire di fronte alle lusinghe del benessere e agli agi dell'omologazione, meno seducenti ma più sicuri rispetto alla precarietà del lavoro e dei sentimenti. Una galleria di bizzarri personaggi di contorno, caratterizzati da tic e nevrosi, e una realistica ambientazione in una Milano metropoli grigia e opprimente fanno dell'opera un sarcastico ritratto d'epoca e di costume, che pecca però nel voler analizzare troppe tematiche, spesso esposte in maniera confusa e poco approfondita. Sceneggiatura di Sergio Amidei e Luciano Vincenzoni.
Tratto dall'omonimo romanzo di Luciano Bianciardi, La vita agra è una curiosa e schizofrenica satira dei difetti della società italiana degli anni Sessanta e delle contraddizioni causate dal benessere frutto del boom economico. Il protagonista Luciano Bianchi (interpretato da un sarcastico e amaro Ugo Tognazzi) tenta di scardinare dall'interno, attraverso la progettazione di un evento simbolico e dirompente, lo stesso sistema produttivo che prima l'ha fagocitato e poi risputato senza troppi complimenti. Una pedina impazzita che fugge dall'alienazione, dalle convenzioni familiari e borghesi (la relazione con l'amante Anna, interpretata da Giovanna Ralli) e dalla spersonalizzazione legata ai ruoli dell'industria e della nuova economia; fuga destinata a fallire di fronte alle lusinghe del benessere e agli agi dell'omologazione, meno seducenti ma più sicuri rispetto alla precarietà del lavoro e dei sentimenti. Una galleria di bizzarri personaggi di contorno, caratterizzati da tic e nevrosi, e una realistica ambientazione in una Milano metropoli grigia e opprimente fanno dell'opera un sarcastico ritratto d'epoca e di costume, che pecca però nel voler analizzare troppe tematiche, spesso esposte in maniera confusa e poco approfondita. Sceneggiatura di Sergio Amidei e Luciano Vincenzoni.
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