Yol
Yol
1982
Paesi
Turchia, Svizzera, Francia
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
124 min.
Formato
Colore
Registi
Serif Gören
Yılmaz Güney
Attori
Tarık Akan
Halil Ergün
Şerif Sezer
Meral Orhonsay
Necmettin Çobanoğlu
Sevda Aktolga
Quattro uomini incarcerati ricevono una licenza di una settimana per far ritorno alle loro case. Il viaggio, molto atteso e inizialmente accolto con entusiasmo, porterà alla luce scheletri nell’armadio e traumi irrisolti, e il contesto sociale non aiuterà ad arrivare a una soluzione pacifica.
Şerif Gören dirige il film seguendo fedelmente le istruzioni di Yılmaz Güney, che sceneggia il film dal carcere. L’autore, di origine curda, lancia uno sguardo profondamente critico alla società e alla politica della Turchia (all’epoca sotto dittatura militare). Güney racconta un popolo, maschilista e fondamentalmente violento, incapace di svecchiare le proprie tradizioni in cui l’imposizione familiare è una prigionia tanto severa quanto quella carceraria. Il film si sviluppa come un road movie (e “yol” vuol dire proprio “strada”), dall’isola-prigione alla città, fino alle periferie del Paese, ritratte con grande realismo e spirito di denuncia. La pellicola funziona per tutta la sua durata, ma a essere particolarmente memorabili sono le bellissime e crudeli immagini sul passo innevato, protagoniste di una delle scene più strazianti e potenti. Durante la post-lavorazione, Gürey riesce a evadere e a raggiungere la Francia, dove collaborerà anche al montaggio. Il film fu bandito per più di quindici anni in Turchia sia per via della dura critica verso la propria società, sia per la presenza di alcune scene girate in curdo, cui uso pubblico era vietato. All’estero, invece, il successo fu unanime: Palma d’oro e premio FIPRESCI a Cannes e nomination ai Golden Globe.
Şerif Gören dirige il film seguendo fedelmente le istruzioni di Yılmaz Güney, che sceneggia il film dal carcere. L’autore, di origine curda, lancia uno sguardo profondamente critico alla società e alla politica della Turchia (all’epoca sotto dittatura militare). Güney racconta un popolo, maschilista e fondamentalmente violento, incapace di svecchiare le proprie tradizioni in cui l’imposizione familiare è una prigionia tanto severa quanto quella carceraria. Il film si sviluppa come un road movie (e “yol” vuol dire proprio “strada”), dall’isola-prigione alla città, fino alle periferie del Paese, ritratte con grande realismo e spirito di denuncia. La pellicola funziona per tutta la sua durata, ma a essere particolarmente memorabili sono le bellissime e crudeli immagini sul passo innevato, protagoniste di una delle scene più strazianti e potenti. Durante la post-lavorazione, Gürey riesce a evadere e a raggiungere la Francia, dove collaborerà anche al montaggio. Il film fu bandito per più di quindici anni in Turchia sia per via della dura critica verso la propria società, sia per la presenza di alcune scene girate in curdo, cui uso pubblico era vietato. All’estero, invece, il successo fu unanime: Palma d’oro e premio FIPRESCI a Cannes e nomination ai Golden Globe.
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