Dopo aver ereditato dalla zia defunta un bagno turco, l'architetto Francesco (Alessandro Gassman) si trasferisce da Roma a Istanbul, intenzionato a disfarsi della nuova proprietà. Finirà con il rimanere affascinato dalla città e da una famiglia a lui sconosciuta, mentre la distanza acuisce la crisi tra Francesco e la moglie Marta (Francesca d'Aloja), tanto da portare l'uomo a scoprire lati nascosti della propria sessualità. Opera d'esordio per Ferzan Özpetek che firma un melodramma introspettivo e racconto di riscoperta identitaria. Il cineasta di origine turca gira il film in gran parte a Istanbul, evita il tratteggio cartolinesco e descrive con affetto una comunità vitale e aperta, senza celarne piccole ipocrisie soffuse e contraddizioni. Ma la narrazione è appesantita da una onnipresente voce fuori campo e da scelte drammaturgiche spesso mal sfruttate, abbozzate e risolte frettolosamente. Non aiuta nemmeno la svolta a sorpresa nel prefinale che appare, al contrario, gratuita e pretestuosa: un colpo di teatro che tenta di risollevare un racconto che alla lunga si aggroviglia troppo su se stesso. Un dramma in tono minore, quindi, audace solo in teoria ma alla prova dei fatti piuttosto piatto e deludente. Buona prova degli interpreti, un indovinato mix tra attori non professionisti turchi e un cast italiano di qualità. Produce Marco Risi di cui Özpetek è stato a lungo aiuto regista.