Si è svolta stamattina a Roma la conferenza stampa di Loro 2, seconda parte del dittico di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi (qui la nostra recensione del primo capitolo). Un’occasione, per il regista e per il cast, di soffermarsi sui nodi cruciali di questo progetto così ambizioso e, com’era prevedibile, già ampiamente discusso. Ecco le dichiarazioni salienti dell’incontro, riassunte attraverso i botta e risposta che si sono verificati in conferenza grazie alle sollecitazioni della platea di giornalisti.
Quanto c’è di vero nei personaggi che hai rappresentato in Loro?
Se i personaggi hanno dei nomi inventati, a parte Silvio Berlusconi e Veronica Lario, è perché non sono collegati alle persone cui la stampa vorrebbe riportarli. Il gioco delle figurine tra chi è quello e chi è quell’altro è legittimo ma somiglia troppo a un rotocalco d’antan. Una persona su due nel mondo magari si è dilettata con delle poesie in privato: questo non vuol dire che il Santino Recchia del film sia il ministro Bondi, come ho letto. Allo stesso modo Kasia nel film non è Sabina Began e via discorrendo. Non si scherza sul fatto che delle persone, che magari non c’entrano nulla, possano venir chiamate in causa e messe in relazione a ciò che rappresento nel film. Quando ho dato dei nomi veri, come nel caso di Silvio e Veronica, era perché aveva senso usare i loro nomi. Quando fai un film su dei personaggi reali la libertà non può che essere contenuta, ti puoi muovere con inventiva assoluta ma sempre dentro una cornice di verosimiglianza.
Non temi il rischio di fare film troppo sorrentiniani?
Non posso non fare film alla Sorrentino! Posso capire che a qualcuno possa stufare, direi che è legittimo, ma è piuttosto difficile uscire da se stessi. Come diceva Radiguet (scrittore e poeta francese, ndr) è fallendo nell’imitazione dei capolavori che trovi la tua originalità. Qualcuno dice che cerco di imitare Kubrick, Scorsese, Fellini o Harmony Korine e sicuramente non li imito bene, ma almeno mi dovete riconoscere che sono originale.
Cosa ti aspetti da una possibile reazione di Silvio Berlusconi alla visione del tuo film?
Non posso parlare di reazioni di altri a ciò che io ho fatto, sarebbe ingiusto.
In risposta a chi gli osserva che la scena iniziale della capretta in Loro 1 non era immediatamente comprensibile, e che il film rischia di essere ideologico
Non sono d’accordo con niente di quello che ha detto. Il fatto che non abbia capito la scena è un problema suo, mentre sarebbe stato stupido per me fare un film ideologico contrapponendo berlusconismo e antiberlusconismo. Il film non vuole essere né un attacco né una difesa. Il senso era indagare i sentimenti dietro i personaggi ed esplorare molte paure, come quella della capretta che teme l’aria condizionata, ma anche i timori dei giovani e delle persone di mezza età. Sarò ripetitivo, ma la paura della vecchiaia emerge in tutti i miei film, tant’è che ce l’hanno anche i giovani di vent’anni che metto in scena. In questo sta l’attualità del film, non nei fatti storici. Trovo sia naturale che un momento di prorompente vitalità come quello berlusconiano porti con sé un’inevitabile dose di depressione e di paura.
Dove sta, in tutto ciò, lo sguardo di Paolo Sorrentino?
Sta nel tono, che è quello di una parola che fortunatamente gira molto in questo periodo che è la tenerezza. Prendere posizione sarebbe stato presuntuoso, mentre un libro e un film sono l’ultimo avamposto per comprendere le cose, a fronte di una cronaca e un’attualità sempre più emotive, irrazionali, nervose.
Il film finisce come Le conseguenze dell’amore, con una gru, ma anche con qualcosa di diverso da una morte pura e semplice: un’emersione/resurrezione dalle macerie, più che uno sprofondamento, un ultimo anelito finale di sacro. Sentivi il bisogno di approdare a un finale che avesse una distensione di questo tipo?
In realtà è interessante, ma non ci avevo proprio pensato. In compenso, abbiamo capito che oltre agli animali ci piacciono molto anche le gru!
TONI SERVILLO sul suo SILVIO BERLUSCONI
Prima di questo film ho avuto la fortuna di fare Il divo con Paolo. Un film di cui sono orgoglioso, dove c’era un personaggio con un soprannome da imperatore romano, totalmente immerso nei palazzi della politica, con un’introversione che alimentava il mistero. Questo personaggio è all’opposto: un divo tutto estroverso, con una presenza ossessiva con cui si è posto al centro della politica che ne fa un personaggio da cinema che, come si vede nella prima parte, occupa affannosamente le vite di chi prova a imitarlo senza riuscirci. La scena dello sdoppiamento con Ennio Doris e quella della telefonata mi hanno fatto capire che Paolo ci portava ad allontanarci dalla cronaca per raccontarla coi mezzi del cinema.
ELENA SOFIA RICCI sulla sua VERONICA LARIO
Faccio perfino fatica a parlarne, ma quello che ho portato in questo personaggio è una cosa che riguarda tutte noi donne: la fine di un amore importante, un progetto che ti si sgretola tra le mani e sul quale si è investita tutta una vita, un senso di fine e di smarrimento dovuto alla paura di invecchiare. Ho provato a metterci dentro un po’ di tutte le donne che conosco e mi sono lasciata guidare da Paolo come una danzatrice di tango. Con Toni poi è facilissimo recitare perché è davvero un gigante.