Negli ultimi anni i servizi in abbonamento sono diventati parte integrante della nostra quotidianità. Dalle piattaforme di streaming ai software e alle applicazioni per il lavoro, l’offerta è diventata enorme e continua a crescere giorno dopo giorno.
La diffusione di questo modello di fruizione lo si deve alla grande flessibilità, cioè alla possibilità di poter utilizzare dei servizi o acquistare dei beni pagando un canone periodico basso e conveniente.
Visto il successo avuto nel mercato dello streaming e dei contenuti on demand, il modello di business ad abbonamento è traslato su tutto il mercato, arrivando a interessare salute, bellezza, istruzione, manifattura, alimentazione e così via. Al tempo stesso le persone si sono ritrovate sommerse dagli abbonamenti, in un clima di diffidenza verso le pratiche di commercio vessatorie e la difficoltà a orientarsi tra tante attivazioni mensili da saldare.
Per spiegare queste nuove “sensazioni” vissute dai consumatori, Express VPN parla di subscription fatigue, cioè sovraccarico e confusione derivanti dalla gestione di molteplici abbonamenti, spesso utilizzati su dispositivi diversi e con frequenze variabili.
La crescita dei servizi in abbonamento
I servizi in abbonamento hanno rivoluzionato il modo in cui accediamo a contenuti e strumenti digitali. Le piattaforme di intrattenimento sono tra le più diffuse, mentre i servizi dedicati al fitness e alla produttività hanno guadagnato terreno durante la pandemia. L’accesso su base mensile o annuale ha abbattuto le barriere economiche, permettendo di usufruire di contenuti che, fino a pochi anni fa, richiedevano spese una tantum ben più onerose.
Il problema è che, tutta questa accessibilità ha creato un panorama frammentato, con utenti che si trovano a gestire decine di account e password. I dispositivi più utilizzati per accedere a questi servizi aggiungono ulteriore complessità: smartphone, smart TV, tablet e laptop moltiplicano, di continuo, le modalità di utilizzo e fruizione, complicando ulteriormente le cose.
Un altro elemento che contribuisce al senso di affaticamento dagli abbonamenti è la condivisione degli account. Capita molto spesso che coppie, famiglie, amici o colleghi decidano di condividere gli abbonamenti per dividere i costi, una pratica incentivata anche dalle stesse piattaforme. Il problema sopraggiunge al momento del saldo della fattura: a chi tocca pagare? Chi ha più diritto di accedere in un dato momento? E la lista di interrogativi a cui rispondere non finisce qui.
D’altronde l’abitudine di condividere account riflette anche un certo disagio economico: l’aumento del costo degli abbonamenti, specialmente quando imperversa una profonda crisi inflazionistica, spinge sempre più utenti a ricorrere a soluzioni alternative.
La gestione dei costi e il valore percepito
Uno degli aspetti complessi derivanti dall’era delle sottoscrizioni, riguarda la percezione del valore rispetto al costo. Gli utenti si abbonano inizialmente attratti da offerte promozionali, ma si trovano poi a pagare per servizi che utilizzano raramente.
Molte piattaforme, infatti, basano la loro strategia sulla fidelizzazione proprio sull’abbonamento automatico, a partire da un periodo iniziale gratuito: la conseguenza è che in tanti dimenticano di aver attivato il servizio, per poi rendersene conto solo quando scade il periodo di prova. Questo squilibrio tra spesa e utilizzo effettivo contribuisce ad accrescere il diffuso senso di frustrazione.
Come affrontare la fatica da abbonamento? Ecco qualche soluzione
Superare la “subscription fatigue” richiede di impegnarsi, quantomeno, in una revisione periodica degli abbonamenti attivi, valutando quali servizi sono realmente indispensabili. Molti utenti trovano utile utilizzare applicazioni che monitorano le spese ricorrenti, perché aiutano a tenere d’occhio gli account superflui o inattivi.
In aggiunta è possibile fare ricorso a specifiche piattaforme che integrano più funzioni, ideali per tenere sotto controllo tutti i servizi attivati senza dover pagare tante fatture o gestire troppe password di accesso.
Oggi sempre più piattaforme di streaming offrono sia film che musica, mentre alcuni software combinano strumenti di produttività e archiviazione cloud: questo approccio consente di razionalizzare i costi e ridurre lo stress organizzativo.
Per finire ci vorrebbe anche una maggiore consapevolezza delle proprie abitudini di consumo. Ognuno dovrebbe prendersi il tempo per analizzare quanto si utilizza effettivamente un servizio, quanto costa e, infine, quanto impatta sul bilancio mensile. Questo significa che un approccio più consapevole aiuterà a ridurre il peso di tanta complessità senza rinunciare a godere dei vantaggi che i moderni servizi digitali offrono oggigiorno.