Con Loki i Marvel Studios lanciano la terza serie tv su Disney+ e il primo progetto dedicato a un villain, l’amato Dio dell’inganno fratellastro di Thor, e il livello si alza ancora di più rispetto alle già valide WandaVision e The Falcon and the Winter Soldier. Ancora una volta l’MCU si espande verso nuovi orizzonti e mai così vasti, nati dalla mente geniale dello showrunner Michael Waldron, già sceneggiatore e produttore di Rick and Morty, evidente influenza per la serie. Se il personaggio di Loki nasce dalla trilogia cinematografica dedicata alla rivisitazione degli dei norreni, qui si allontana presto dalle atmosfere fantasy di Asgard, anzi queste non compaiono proprio, ma allo stesso tempo vengono prese le distanze anche dall’epopea degli Avengers.
La storia infatti prende le mosse proprio da dove avevamo visto per l’ultima volta l’ingannatore asgardiano, ossia al termine di Endgame, dove si dilegua dalla scena insieme al Tesseract. Subito però, il machiavellico protagonista, convinto di essere finalmente libero, finisce nelle mani di misteriosi agenti bardati e armati che lo rapiscono e imprigionano. Viene catapultato così nella sede della TVA (Time Variance Authority), una sorta di superpolizia che agisce fuori dal tempo per preservare la linea temporale principale e impedire che ne vengano create altre, come ha appena fatto Loki. La TVA è guidata da tre misteriosi individui divini, i Custodi Temporali, che agiscono e dettano ordini nell’ombra. Il Dio dell’inganno viene processato e condannato per crimini contro la Sacra Linea Temporale ma fortunatamente uno degli agenti della TVA, Mobius, lo salva dall’annientamento, convinto che Loki possa aiutarlo a scovare un fantomatico personaggio che sta mettendo in grave pericolo la cronologia degli eventi, creando realtà alternative.
Lo spietato nemico degli Avengers allora si trova catapultato in una situazione paradossale dove, per non perdere la vita, deve in qualche modo seguire gli ordini della polizia temporale che, allo stesso tempo, lo ha privato della sua libertà.
Loki non dovrebbe esistere, dovrebbe essere morto, ucciso da Thanos: è, quindi, quello che la TVA chiama una variante, un’anomalia della linea temporale. Eppure forse la questione non è così semplice e trasparente, e Loki finirà in un caleidoscopio secolare arrivando, letteralmente, ad affrontare se stesso.
La serie da subito si caratterizza per atmosfere inedite e innovative per il panorama Marvel, narrando un’avventura fantascientifica sui viaggi temporali e su realtà alternative, sempre accompagnate, però, da un taglio ironico e spassoso. La sede della TVA, infatti, non è altro che una serie di uffici dove le missioni nel tempo sono ridotte in fascicoli e pratiche burocratiche. Gli agenti temporali sono semplici impiegati che timbrano documenti e compilano moduli in ambienti dimessi e omologati che sembrano usciti da una polverosa foto anni '70.
Abbandoniamo quindi la grandeur dei blockbuster spettacolari ed entriamo in un prodotto anche più accessibile e godibile, che però non manca di colpi di scena e di sequenze ad alta tensione. Il Dio dell’inganno perde quell’aura di malefico burattinaio e si trova a dover agire in un ambiente che non conosce, dove il suo status non ha più peso e dove, privato dei suoi incantesimi, può usare come arma principalmente l’intelletto.
Scoprirà e scopriremo così anche un suo lato più umano, la sua profonda solitudine, il suo bisogno di amicizia e, forse, anche di un amore. Ovviamente il fascino malefico del protagonista è ancora una volta incarnato dal carismatico Tom Hiddelston, accompagnato qui da una vera e propria star della commedia americana raffinata, Owen Wilson, nei panni dell’agente Mobius, l’unico tra i personaggi che sembra vedere qualcosa di buono nell’anima di Loki. Il rischio, però, è che questa umanizzazione del villain snaturi un po’ il personaggio e forse l’unica grossa pecca della serie è che questa trasformazione non è giustificata fino in fondo, e certe volte decisamente si esagera nell’emotività di colui che fino a poco tempo prima avrebbe sottomesso l’intera razza umana.
La qualità visiva e tecnica delle serie rimane sempre altissima e un grande pregio è quello di creare un’estetica personale e riconoscibile che la identifichi come prodotto specifico, per quanto comunque legato al resto del parco Marvel Studios, come fece prima WandaVision e un po’ meno la serie su Falcon. L’impronta del creatore Michael Waldron è evidente e dona una visione totalmente inaspettata dell’universo Marvel: le citazioni sono innumerevoli, gli omaggi gustosissimi e i fan si possono sbizzarrire a cogliere tutti i riferimenti puntuali al vasto universo Marvel. Il ritmo e il livello delle puntate si mantengono poi sempre costanti per tutti e sei gli episodi, superando in questo modo le altre due serie dell’MCU.
Il successo è stato istantaneo, dovuto anche alla folta schiera di fan che da anni segue il personaggio di Loki, ed è già stata confermata una seconda stagione che parte da premesse molto alettanti in seguito al finale mozzafiato di questo primo arco narrativo.
Cesare Bisantis