Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!
PRISONERS
di Filippo Morelli
Introduzione
Prisoners è il primo film statunitense del regista franco-canadese Denis Villeneuve. Presentato per la prima volta al Telluride Film Festival, il film esce nelle sale cinematografiche nel settembre 2013, insieme ad un altro lungometraggio dello stesso regista, Enemy. Il film è girato completamente in Georgia, negli Stati Uniti.
Lo script del film è una sceneggiatura originale di Aaron Guzikowsky, basata su un racconto da lui scritto, a sua volta ispirato in parte ad una storia di Edgar Allan Poe intitolata The tell-tale heart. Quest'opera esplora il tema della colpa, del peccato ed il conseguente pentimento.
Per la prima volta Villeneuve si trova a poter disporre di un budget di oltre 40 milioni di dollari per la realizzazione di un film. Ciò permette la creazione di un cast stellare che vede la presenza di Jake Gyllenhaal, Hugh Jackman, Paul Dano, Viola Davis, Terrence Howard, Maria Bello e Melissa Leo. Da mettere in evidenza la presenza leggendaria di Roger Deakins nel ruolo di direttore fotografico della pellicola. Egli riesce a dare un tono grigio e freddo all'immagine. Tutti gli esterni sono girati in giornate nuvolose o piovose, scelta che si sposa alla perfezione con il tono cupo della pellicola.
Prisoners rientra nel cinema contemporaneo americano, portando sul grande schermo temi che pervadono la società americana negli anni che seguono l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Una data che segna profondamente una nazione, fino a quel momento reputata inattaccabile. Tali conseguenze si ripercuotono sul singolo individuo che si ritrova a dover rivalutare quel senso di sicurezza a cui è abituato e a trovare un modo per andare avanti. Il tema della crisi di identità, la paranoia, il trauma, il delicato confine fra il bene ed il male, fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, contraddistinguono la pellicola di Villeneuve.
Come nel film precedente, La donna che canta, il tema della fede, della famiglia e della violenza ritornano con grande rilevanza sullo schermo, con la differenza che stavolta i protagonisti sono personaggi maschili e non femminili.
Villeneuve esplora la fede cristiana e la morale attraverso i personaggi e le loro reazioni di fronte alle ingiustizie della vita. Esplora il conflitto fra il bene ed il male, fra la giustizia personale e il degrado morale, mettendo in risalto le contraddizioni di una società, quella americana, alle prese con la ricerca di una propria identità.
Il tema della fede e della morale
La fede è uno degli elementi principali del film. La voce fuori campo di Keller (Hugh Jackman) che pronuncia il Padre Nostro, caratterizza la scena di apertura del film. Al termine della preghiera, si vede la figura di un cervo (simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana) che viene ucciso dal figlio di Keller. Nella scena successiva, quando Keller ed il figlio rientrano dalla battuta di caccia, dallo specchietto retrovisore del pick-up pendola una collana con la croce. Nei primi due minuti del film vengono mostrati tre simboli religiosi, i quali vengono ripresentati più volte durante lo scorrere della pellicola. Un altro elemento significativo su questo tema riguarda il giorno in cui ha inizio la vicenda, il giorno del Ringraziamento. Si tratta di una festa di origine cristiana in segno di gratitudine verso Dio per quanto ricevuto durante l’anno trascorso. Ad enfatizzare il tema religioso della pellicola ci pensa il compositore Jòhann Jòhannsson, il quale insiste spesso su temi musicali che ricordano quelli della Chiesa.
L'altro tema principale riguarda la morale, un concetto sottile e delicato, pronto ad essere messo in discussione di fronte ad eventi traumatici. Attraverso la reazione dei personaggi, in particolare quella di Keller, lo spettatore è invitato a riflettere sui confini morali e sulla legittimità di ricorrere a mezzi estremi qualora ci sia di mezzo la salvezza di vite umane. Inoltre il film sottolinea la facilità di trasformazione dei personaggi da vittime a carnefici e viceversa.
Villeneuve ragiona su una nazione, quella americana, tanto convinta di essere nel giusto da imporlo agli altri, cadendo lentamente nella parte che fino a quel momento decanta come sbagliata.
Villeneuve allarga questo concetto riflettendo sulla natura dell'essere umano, di come ogni anima dentro di sé sopprima i propri istinti violenti e la sopraffazione sul prossimo. Ed ecco che un padre devoto e religioso come Keller, si trasforma in un torturatore violento. Un prete con un passato oscuro nasconda un cadavere nel proprio seminterrato. Una coppia di genitori devoti a divulgare la parola del signore, iniziano una propria guerra personale contro quest'ultimo a seguito della morte del figlio, uccidendo dei bambini innocenti.
Simboli religiosi
Il film è ricco di simboli religiosi che fanno da contorno alla vicenda. Gli alberi sono un elemento ricorrente durante tutto il film. Nell’iconografia cristiana rappresentano la croce. Essi sono i testimoni silenziosi dello scorrere degli eventi. Un altro simbolo religioso è rappresentato dal cervo, che oltre alla scena iniziale, è visibile in un quadro nella casa dei Dover. Infine il simbolo del serpente, rappresentazione del male e di Satana, associato al marito di Holly, il quale ne teneva alcuni in casa per spaventare e controllare i bambini rapiti.
Keller
Fin dalla scena iniziale, il regista mette a contrasto la parola (Padre Nostro) con l’immagine (uccisione del cervo). In questa scena vengono anticipati alcuni dei temi principali che caratterizzano la pellicola: la fede e la violenza. Attraverso questa contrapposizione viene inquadrata fin da subito la figura di Keller. Da un lato un uomo religioso, dall’altro un padre che insegna al figlio ad uccidere un animale innocente a sangue freddo. Nella scena successiva viene mostrato il dialogo fra Keller ed il figlio sul pick-up. Nuovamente viene messo in evidenza un simbolo religioso, una croce che penzola dallo specchietto retrovisore. “Sii pronto. Uragani, alluvioni, qualunque sia la calamità. All’improvviso, tutto ciò che si contrappone fra te e la morte sei tu.” Con questa fra Keller mette in evidenza il suo lato survivalista, pronto a qualsiasi evenienza. Un uomo la cui canzone preferita è l'inno nazionale, nella cui cantina conserva provviste di cibo, armi e persino una maschera antigas, sulla quale la cinepresa si concentra per qualche secondo. Keller diventa la rappresentazione di un America paranoica che dopo l’11 settembre ha rivalutato il proprio stato di inattaccabilità. Il pericolo è ovunque, anche in una piccola e tranquilla cittadina della Pennsylvania. È necessario farsi trovare pronti e preparati davanti ad una possibile catastrofe. Questa crisi profonda scaturita dall'attacco alle Torri gemelle si traduce in una violenta politica internazionale dell’America contro il terrorismo. Come Keller tortura Alex, innocente nella vicenda, l’America uccide migliaia di civili in Afghanistan ed Iraq, in una guerra volta alla vendetta, che alla fine non può guarire una ferita così profonda.
Emblematica diventa la frase, “prega per il meglio, preparati per il peggio”, pronunciata da Keller a Loki. La frase in sé rappresenta quasi un controsenso, in quanto sostiene di affidarsi alla speranza ma allo stesso tempo di prepararsi ad un eventuale epilogo negativo. Con essa viene definita la linea di azione di Keller durante il film a seguito del rapimento della figlia.
Nella scena in cui Keller sente la moglie piangere sul letto e dirgli “ci avevi detto che ci avresti sempre protetto da tutto”, inizia quel processo di trasformazione che lo porta a far emergere il lato più oscuro di sé. La religione fa da sfondo a questo cambiamento, nel momento in cui Keller sale sul pick-up ed accende la radio. La voce, probabilmente di un prete, pronuncia queste parole: “egli ci ricorda che la sofferenza e il dolore è quello che ci dobbiamo aspettare su questa terra. L’uomo vive nella sofferenza, non in quanto uomo ma in quanto peccatore perché egli ha trasgredito.” Dopo aver ascoltato queste parole, Keller si reca a casa di Alex per rapirlo e torturarlo, allo scopo di ottenere informazioni sulle bambine scomparse. Come nella scena iniziale, viene messa a contrasto l’immagine (Alex che viene torturato con l’acqua bollente) con la parola (Keller in ginocchio che prega per il perdono dei propri peccati). Un altro elemento visivo che segna questa trasformazione del personaggio è individuabile nella croce appesa allo specchietto retrovisore del pick-up. Nella scena iniziale quando parla con il figlio, la croce è ferma e salda. Nella scena in cui Keller porta Franklin nella sua vecchia casa abbandonata, dove ha imprigionato Alex, la croce oscilla vistosamente. Villeneuve, utilizzando appositamente la stessa inquadratura, pone l'attenzione sulla croce che diventa simbolo della fede di Keller: salda inizialmente, instabile con lo scorrere degli eventi.
Una scena importante del film, per il personaggio di Keller, è quella in cui il detective Loki gli mostra le foto degli indumenti insanguinati della figlia. In quell’istante crolla definitivamente la fede di Keller, che fino a quel momento lo ha sorretto dai propri peccati e guidato nelle scelte. Una fede non solo religiosa ma soprattutto in sé stesso. Sul piano visivo si traduce nella scena in cui Keller, dopo aver torturato Alex, si siede sul pavimento ed inizia a recitare il Padre Nostro, bloccandosi sulla frase “e rimetti a noi i nostri debiti come noi-”. In questo istante si rende conto di non poter vivere gli ideali cristiani descritti nella preghiera che sta recitando. Con la bottiglia dell'alcol in mano arriva a dire di volerla fare finita. Viene bloccato da Alex che dice: "sono nel labirinto." Anche se inizialmente Keller pensa che Alex lo stia prendendo in giro, tanto basta a farlo riprendere da quel momento di debolezza e continuare la propria ricerca.
Il rinnovato contatto fra Keller e la propria fede è descritto visivamente dal gioco di luci della torcia quando trova il fischietto della figlia, all'interno della fossa in cui è rinchiuso. Appena prima di pronunciare la frase "Dio onnipotente, proteggi mia figlia" la luce della torcia si spegne facendo eco al suo dolore. Si riaccende al termine della frase, come la speranza e la fede di rivedere la propria figlia.
Il continuo tentativo di Keller di espiare i propri peccati attraverso la preghiera può essere letto come una domanda che il regista rivolge allo spettatore, colui a cui viene affidata la scelta sul perdono o meno del protagonista. Questa lettura trova conferma nella scena finale del film, dove non sappiamo se il detective Loki riuscirà a salvare Keller. Il fischietto rosso della figlia, l'oggetto scatenante la vicenda, diventa il possibile l'elemento di salvezza per Keller. Questo finale sospeso lascia allo spettatore il giudizio definitivo su Keller: è meritevole di essere salvato, oppure deve pagare con la vita i peccati commessi?
Loki
Il nome Loki è riconducibile alla mitologia norrena, la quale si riferisce all'insieme di miti appartenenti alla religione pre-cristiana dei popoli germanici della Scandinavia. Loki rappresenta il Dio della grande astuzia e degli inganni, una figura ambigua, non definita, identificata sia come benevola che come malevola, necessaria per il mantenimento dell'equilibrio del cosmo. Il detective Loki appare sullo schermo la prima volta all'interno di un ristorante cinese, intento a discutere con la cameriera sui segni zodiacali. Lo zodiaco rappresenta un'area del cosmo, all'interno del quale sono definite delle specifiche costellazioni che danno il nome ai cosiddetti segni zodiacali (tatuati sulla mano di Loki nel film).
Questo collegamento giustifica un possibile legame fra il detective Loki ed il Dio della mitologia norrena. Inoltre è interessante che Loki, per salvare Anna e risolvere il caso, venga ferito ad un occhio da Holly. Il sacrificio di un occhio, nella mitologia norrena, simboleggia il prezzo da pagare per ottenere la saggezza e la verità.
Un elemento interessante che rende Loki una sorta di versione terrena di un Dio è riscontrabile nelle preghiere di Keller, le quali trovano sempre risposta nella figura di Loki. Nei vari momenti in cui Keller prega dopo aver torturato Alex, nelle scene successive viene sempre inquadrato Loki. Lo stesso accade anche quando Keller, gettato nella fossa da Holly, prega per la salvezza della figlia con il fischietto rosso in mano. Nella scena successiva si vede Loki arrivare con la macchina a casa di Holly e salvare la figlia di Keller.
L'ambiguità di questo personaggio è rafforzata dal fatto che vengono fornite pochissime informazioni sul suo passato. Loki porta al dito un anello con il simbolo della massoneria, una dottrina che richiede necessariamente la fede in un essere supremo. Sulla stessa mano è tatuato il simbolo della croce. Un secondo tatuaggio è presente sul collo di Loki e rappresenta una stella a otto punte, simbolo di Lucifero come portatore di luce, nella massoneria. In Pennsylvania, dove si svolge la vicenda narrata, è presente una delle logge più importanti e antiche della massoneria negli Stati Uniti. Tale dottrina è fortemente legata al movimento dell''illuminismo, basato sui concetti di ragione e razionale per arrivare alla verità. Si può ipotizzare che Loki faccia parte della massoneria, in quanto i due strumenti utilizzati da Loki per risolvere le indagini sono proprio la ragione e la razionalità. A differenza di Keller che si fa trasportare dalle proprie emozioni, Loki rimane concentrato sul caso, dedicandosi allo studio delle prove raccolte.
Prete
Lo stesso prete viene rappresentato come un alcolizzato avente scheletri nel proprio seminterrato (un altro elemento ricorrente). Invece di denunciare il marito di Holly decide di prendere lui direttamente in mano la situazione, legandolo ad una sedia e lasciandolo marcire nel seminterrato della propria casa. Inoltre, anche se non viene detto esplicitamente, si può ipotizzare che il prete abbia un passato oscuro, da molestatore sessuale. La scena in cui Loki si reca dal prete, infatti, è preceduta da una serie di sequenze dove Loki va a fare visita a molestatori sessuali di livello tre (il livello più alto). In quest'ottica, l'omicidio compiuto dal prete può essere letto come un tentativo di redenzione per i peccati commessi in passato.
L'enorme eco mediatico riguardante la pedofilia da parte della Chiesa cattolica è un elemento contemporaneo. Nel 2002, infatti, negli Stati Uniti è scoppiato uno dei casi più vasti di pedofilia legati alla Chiesa.
Holly
Interessante è il motivo che spinge la vera responsabile dei rapimenti a fare ciò che fa. Dopo la morte del figlio, Holly e suo marito, ucciso dal prete cinque anni prima della vicenda narrata, hanno perso la loro fede. A seguito di questa perdita i due hanno intrapreso una vera e propria battaglia contro Dio. Il loro scopo è quello di rapire bambini e far perdere la fede ai loro genitori, trasformandoli in demoni. La religione viene utilizzata come motore degli atti di violenza commessi dai due coniugi.
Villeneuve, attraverso la fede, esplora le relazioni sociali di un quartiere, di una città ed infine di una intera società, quella americana. La religione appare sia come ricerca di un senso, sia come motivo di smarrimento, non essendo in grado di fornire né le risposte, né il sollievo di fronte ad eventi negativi. La violenza diventa la scelta prioritaria e più semplice per liberarsi dalle proprie frustrazioni e traumi del passato. Il regista mette in dubbio il valore e la credibilità della religione di fronte alle atrocità e ingiustizie della vita. L’intero film si gioca sul filo del rasoio, fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quanto è lecito spingersi per raggiungere i propri scopi? L’uccisione di Holly da parte di Loki e l’epilogo amaro di Keller (chiuso sotto terra) sono una chiara presa di posizione del regista nel condannare qualsiasi forma di violenza, già presente in Incendies. La violenza porta solo altra violenza e non rappresenta mai la soluzione. Una critica alla società americana che si nasconde dietro valori morali e religiosi per compiere i propri interessi. Una nazione che fa della violenza la sua arma primaria.
Un interessante collegamento può essere fatto con il film Zero Dark Thirty. Questa pellicola descrive brutalmente la lunga ricerca a Bin Laden, includendo l’utilizzo delle tecniche di tortura fisiche e psicologiche degli americani nei confronti degli indiziati. Anche in questo caso la violenza viene condannata in quanto implica un grande costo morale, producendo al contempo nessuna informazione.
Questo si collega alla figura di Keller che per tutta la durata del film tortura Alex senza ottenere nessuna informazione utile al ritrovamento della figlia. Alla fine queste torture sembrano essere un modo per sfogare la propria sensazione di impotenza davanti a qualcosa che sfugge al suo controllo.
Il tema dei prigionieri e del trauma
La tendenza ad eleminare i titoli di testa si è sempre più diffusa nei principali film americani dal 2000 in poi. Dopo i loghi della casa di produzione del film, Alcot entertainment, e della casa di distribuzione, Warner Bros, appare immediatamente la scritta Prisoners. Subito dopo inizia il film. Questa scelta conferisce un’immersione immediata all'interno del film e fornisce una prima informazione sui personaggi, prigionieri di qualcuno o di qualcosa.
Il film si intitola Prisoners, prigionieri. Il tema della prigione è centrale nell’opera di Villeneuve. Ogni personaggio è rinchiuso all’interno di una propria prigione personale legata ad un trauma subito. Non una prigione in carne ed ossa, ma bensì una prigione metaforica. Anna e Joy, le due bambine rapite da Holly, subiscono una prigione fisica da quest’ultima che le ha rapite. Lo stesso Keller, il quale ha imprigionato Alex nella casa abbandonata, subisce una prigione fisica, gettato nella fossa da Holly. Infine il marito di Holly subisce una prigione fisica da parte del prete che lo rinchiude nel seminterrato di casa sua e lo lascia lì a morire.
Una prigione emotiva coinvolge Grace e la famiglia Birch. La madre di Anna inizialmente si impone di credere che le due bambine si sono solo nascoste, evitando di affrontare il trauma. Successivamente, quando si rende conto dell’accaduto, inizia ad andare in depressione, facendo uso di psicofarmaci. Franklin, il padre di Joy, è combattuto nella scelta fra il compiere giustizia privata insieme a Keller o affidarsi ciecamente al lavoro di Loki. Questa lotta interiore lo spinge nella direzione di partecipare in parte alla tortura di Alex, spinto anche dalla volontà della moglie.
Anche Holly Jones è prigioniera delle proprie emozioni. Il dolore provato per la morte del proprio figlio guida le sue scelte, in una guerra contro Dio e la religione stessa.
Alex e Bob si ritrovano all’interno di una prigione mentale legata al trauma infantile. Rapiti entrambi dai coniugi Jones, esprimono diversamente il loro dolore. Alex lo ha indirizzato verso l’interno, parlando a malapena con gli altri e ragionando come un bambino. Il fatto che con il camper si fermi davanti la sua vecchia casa, dimostra come il trauma lo ha bloccato a livello mentale. Bob invece lo ha indirizzato verso l’esterno, disegnando labirinti ovunque, mettendo in scena finti rapimenti che raffigurano quelli commessi dai coniugi Jones. Le valigie contenenti i vestiti dei bambini ed i serpenti, rappresentano il tentativo di Bob di rinchiudere il male da lui subito quando è stato rapito da Holly e suo marito.
Attraverso l'indagine di Loki si scopre un interessante informazione riguardo il padre di Keller. Nella scena iniziale, quando Keller parla con il figlio sul pick-up, gli racconta dell'insegnamento più grande insegnatogli da suo padre, ovvero l'essere sempre pronto a tutto ciò che può accadere. Viene descritto come un uomo forte, sicuro di sé e preparato ad ogni evenienza. Durante una ricerca al computer, Loki si imbatte in un articolo che descrive il suicidio del padre di Keller, trovato senza vita da lui e dalla madre. Il suicidio è un atto estremo di resa nei confronti della vita, in netto contrasto con gli insegnamenti impartiti al figlio Keller. Oltre al tema della prigione che ritorna, in quanto il padre di Keller ha lavorato come guardia carceraria, è interessante osservare come il trauma del suicidio di un padre ha influenzato la crescita del figlio. Probabilmente il fatto che Keller sia fortemente religioso e devoto alla propria famiglia è legato al trauma subito da piccolo. Deve avere sempre il controllo su tutto. Inoltre il fatto che durante tutto il film Keller non si fidi di nessuno tranne che di sé stesso è riconducibile al trauma del suicidio del padre, la forma di tradimento più grande che un genitore (la persona di cui ci si fida di più) possa fare al proprio figlio.
Si può ipotizzare che anche Loki, come il resto dei personaggi, ha subito un trauma. Loki viene mostrato fin dalla prima scena come un uomo solitario, il quale passa la festa del Ringraziamento (una festa dove solitamente si sta con la propria famiglia) solo in un bar. Fin da subito viene messo in evidenza un tic agli occhi che può essere generato da un trauma subito. Inoltre, quando Loki va a fare visita al prete, fa riferimento ad un'esperienza passata all'Huntington boys home. Probabilmente si tratta di una casa per ragazzi soli che hanno commesso un qualche reato oppure subito una qualche forma di maltrattamento. Infatti Loki si rivolge al prete dicendo "padre, fare del male a una merda come lei è uno scherzo per me". Tutto ciò implica un passato non facile per il personaggio. Solo in due momenti del film Loki si lascia andare alle proprie emozioni, tirando fuori un lato violento di sé in contrasto con il temperamento dimostrato nel resto della pellicola: quando interroga Bob Taylor e quando distrugge la tastiera sulla scrivania. Oltre alla frustrazione per non riuscire al risolvere l’indagine, sembra esserci un particolare attaccamento al caso, probabilmente legato al suo passato. Nella scena in cui Loki è in ospedale e vede la figlia di Keller appena salvata, c’è un gioco di sguardi fra i due. Sembra quasi che Loki, negli occhi della bambina, si guardi allo specchio, come se anche lui avesse vissuto un trauma del genere.
Il tema del labirinto
Collegato al concetto di prigione, il labirinto è un elemento fondamentale nel film, inteso come uno spazio di reclusione e smarrimento rispetto alla realtà quotidiana. Il primo simbolo che introduce questo concetto è una collana a forma circolare appesa al collo del marito di Holly, nel seminterrato del prete. Il concetto vero e proprio di labirinto viene presentato quando Loki si reca a casa di Bob Taylor. Sulle pareti sono disegnati labirinti ovunque. Quando viene interrogato da Loki, Bob, l'unica cosa che riesce a fare è disegnare un labirinto. Lo stesso Alex, dopo le innumerevoli torture, l'unica cosa che riesce a dire è "sono nel labirinto". Si tratta di un labirinto metaforico, simbolo dello stato mentale in cui i due ragazzi sono costretti a vivere e della prigionia che Holly e suo marito li hanno imposto. Un gioco mentale, dove l'unico modo per fuggire è risolvere un labirinto senza via d'uscita. Gli stessi Loki e Keller affrontano il labirinto delle proprie indagini per arrivare al centro e salvare le bambine. Il labirinto di Keller è rappresentato dalla progressiva perdita della propria identità, da uomo religioso e dai sani principi, a torturatore e carnefice di Alex. Nella simbologia cristiana il labirinto rappresenta il difficile cammino che i fedeli devono compiere per raggiungere la salvezza. Keller alla fine del film, ritrova il proprio contatto con la fede, attraverso il gioco di luci della torcia. Segna la fine del suo percorso di perdita e ritrovamento spirituale. Loki invece affronta un percorso diverso, fatto di prove che si sciolgono continuamente nel nulla, ma che alla fine sono tutte possibili strade per arrivare al centro del labirinto. Villeneuve dissemina la pellicola di indizi, come se fossero i pezzi di un puzzle che alla fine trovano la loro collocazione. La trama stessa del film è un enorme labirinto in cui lo spettatore deve districarsi per arrivare al colpevole. Da Alex, al prete, ed infine a Bob, ognuno di questi tre personaggi diventa un possibile sospetto. Da elemento interno al film, il labirinto diventa così strumento di lettura della pellicola.
PRISONERS
di Filippo Morelli
Introduzione
Prisoners è il primo film statunitense del regista franco-canadese Denis Villeneuve. Presentato per la prima volta al Telluride Film Festival, il film esce nelle sale cinematografiche nel settembre 2013, insieme ad un altro lungometraggio dello stesso regista, Enemy. Il film è girato completamente in Georgia, negli Stati Uniti.
Lo script del film è una sceneggiatura originale di Aaron Guzikowsky, basata su un racconto da lui scritto, a sua volta ispirato in parte ad una storia di Edgar Allan Poe intitolata The tell-tale heart. Quest'opera esplora il tema della colpa, del peccato ed il conseguente pentimento.
Per la prima volta Villeneuve si trova a poter disporre di un budget di oltre 40 milioni di dollari per la realizzazione di un film. Ciò permette la creazione di un cast stellare che vede la presenza di Jake Gyllenhaal, Hugh Jackman, Paul Dano, Viola Davis, Terrence Howard, Maria Bello e Melissa Leo. Da mettere in evidenza la presenza leggendaria di Roger Deakins nel ruolo di direttore fotografico della pellicola. Egli riesce a dare un tono grigio e freddo all'immagine. Tutti gli esterni sono girati in giornate nuvolose o piovose, scelta che si sposa alla perfezione con il tono cupo della pellicola.
Prisoners rientra nel cinema contemporaneo americano, portando sul grande schermo temi che pervadono la società americana negli anni che seguono l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Una data che segna profondamente una nazione, fino a quel momento reputata inattaccabile. Tali conseguenze si ripercuotono sul singolo individuo che si ritrova a dover rivalutare quel senso di sicurezza a cui è abituato e a trovare un modo per andare avanti. Il tema della crisi di identità, la paranoia, il trauma, il delicato confine fra il bene ed il male, fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, contraddistinguono la pellicola di Villeneuve.
Come nel film precedente, La donna che canta, il tema della fede, della famiglia e della violenza ritornano con grande rilevanza sullo schermo, con la differenza che stavolta i protagonisti sono personaggi maschili e non femminili.
Villeneuve esplora la fede cristiana e la morale attraverso i personaggi e le loro reazioni di fronte alle ingiustizie della vita. Esplora il conflitto fra il bene ed il male, fra la giustizia personale e il degrado morale, mettendo in risalto le contraddizioni di una società, quella americana, alle prese con la ricerca di una propria identità.
Il tema della fede e della morale
La fede è uno degli elementi principali del film. La voce fuori campo di Keller (Hugh Jackman) che pronuncia il Padre Nostro, caratterizza la scena di apertura del film. Al termine della preghiera, si vede la figura di un cervo (simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana) che viene ucciso dal figlio di Keller. Nella scena successiva, quando Keller ed il figlio rientrano dalla battuta di caccia, dallo specchietto retrovisore del pick-up pendola una collana con la croce. Nei primi due minuti del film vengono mostrati tre simboli religiosi, i quali vengono ripresentati più volte durante lo scorrere della pellicola. Un altro elemento significativo su questo tema riguarda il giorno in cui ha inizio la vicenda, il giorno del Ringraziamento. Si tratta di una festa di origine cristiana in segno di gratitudine verso Dio per quanto ricevuto durante l’anno trascorso. Ad enfatizzare il tema religioso della pellicola ci pensa il compositore Jòhann Jòhannsson, il quale insiste spesso su temi musicali che ricordano quelli della Chiesa.
L'altro tema principale riguarda la morale, un concetto sottile e delicato, pronto ad essere messo in discussione di fronte ad eventi traumatici. Attraverso la reazione dei personaggi, in particolare quella di Keller, lo spettatore è invitato a riflettere sui confini morali e sulla legittimità di ricorrere a mezzi estremi qualora ci sia di mezzo la salvezza di vite umane. Inoltre il film sottolinea la facilità di trasformazione dei personaggi da vittime a carnefici e viceversa.
Villeneuve ragiona su una nazione, quella americana, tanto convinta di essere nel giusto da imporlo agli altri, cadendo lentamente nella parte che fino a quel momento decanta come sbagliata.
Villeneuve allarga questo concetto riflettendo sulla natura dell'essere umano, di come ogni anima dentro di sé sopprima i propri istinti violenti e la sopraffazione sul prossimo. Ed ecco che un padre devoto e religioso come Keller, si trasforma in un torturatore violento. Un prete con un passato oscuro nasconda un cadavere nel proprio seminterrato. Una coppia di genitori devoti a divulgare la parola del signore, iniziano una propria guerra personale contro quest'ultimo a seguito della morte del figlio, uccidendo dei bambini innocenti.
Simboli religiosi
Il film è ricco di simboli religiosi che fanno da contorno alla vicenda. Gli alberi sono un elemento ricorrente durante tutto il film. Nell’iconografia cristiana rappresentano la croce. Essi sono i testimoni silenziosi dello scorrere degli eventi. Un altro simbolo religioso è rappresentato dal cervo, che oltre alla scena iniziale, è visibile in un quadro nella casa dei Dover. Infine il simbolo del serpente, rappresentazione del male e di Satana, associato al marito di Holly, il quale ne teneva alcuni in casa per spaventare e controllare i bambini rapiti.
Keller
Fin dalla scena iniziale, il regista mette a contrasto la parola (Padre Nostro) con l’immagine (uccisione del cervo). In questa scena vengono anticipati alcuni dei temi principali che caratterizzano la pellicola: la fede e la violenza. Attraverso questa contrapposizione viene inquadrata fin da subito la figura di Keller. Da un lato un uomo religioso, dall’altro un padre che insegna al figlio ad uccidere un animale innocente a sangue freddo. Nella scena successiva viene mostrato il dialogo fra Keller ed il figlio sul pick-up. Nuovamente viene messo in evidenza un simbolo religioso, una croce che penzola dallo specchietto retrovisore. “Sii pronto. Uragani, alluvioni, qualunque sia la calamità. All’improvviso, tutto ciò che si contrappone fra te e la morte sei tu.” Con questa fra Keller mette in evidenza il suo lato survivalista, pronto a qualsiasi evenienza. Un uomo la cui canzone preferita è l'inno nazionale, nella cui cantina conserva provviste di cibo, armi e persino una maschera antigas, sulla quale la cinepresa si concentra per qualche secondo. Keller diventa la rappresentazione di un America paranoica che dopo l’11 settembre ha rivalutato il proprio stato di inattaccabilità. Il pericolo è ovunque, anche in una piccola e tranquilla cittadina della Pennsylvania. È necessario farsi trovare pronti e preparati davanti ad una possibile catastrofe. Questa crisi profonda scaturita dall'attacco alle Torri gemelle si traduce in una violenta politica internazionale dell’America contro il terrorismo. Come Keller tortura Alex, innocente nella vicenda, l’America uccide migliaia di civili in Afghanistan ed Iraq, in una guerra volta alla vendetta, che alla fine non può guarire una ferita così profonda.
Emblematica diventa la frase, “prega per il meglio, preparati per il peggio”, pronunciata da Keller a Loki. La frase in sé rappresenta quasi un controsenso, in quanto sostiene di affidarsi alla speranza ma allo stesso tempo di prepararsi ad un eventuale epilogo negativo. Con essa viene definita la linea di azione di Keller durante il film a seguito del rapimento della figlia.
Nella scena in cui Keller sente la moglie piangere sul letto e dirgli “ci avevi detto che ci avresti sempre protetto da tutto”, inizia quel processo di trasformazione che lo porta a far emergere il lato più oscuro di sé. La religione fa da sfondo a questo cambiamento, nel momento in cui Keller sale sul pick-up ed accende la radio. La voce, probabilmente di un prete, pronuncia queste parole: “egli ci ricorda che la sofferenza e il dolore è quello che ci dobbiamo aspettare su questa terra. L’uomo vive nella sofferenza, non in quanto uomo ma in quanto peccatore perché egli ha trasgredito.” Dopo aver ascoltato queste parole, Keller si reca a casa di Alex per rapirlo e torturarlo, allo scopo di ottenere informazioni sulle bambine scomparse. Come nella scena iniziale, viene messa a contrasto l’immagine (Alex che viene torturato con l’acqua bollente) con la parola (Keller in ginocchio che prega per il perdono dei propri peccati). Un altro elemento visivo che segna questa trasformazione del personaggio è individuabile nella croce appesa allo specchietto retrovisore del pick-up. Nella scena iniziale quando parla con il figlio, la croce è ferma e salda. Nella scena in cui Keller porta Franklin nella sua vecchia casa abbandonata, dove ha imprigionato Alex, la croce oscilla vistosamente. Villeneuve, utilizzando appositamente la stessa inquadratura, pone l'attenzione sulla croce che diventa simbolo della fede di Keller: salda inizialmente, instabile con lo scorrere degli eventi.
Una scena importante del film, per il personaggio di Keller, è quella in cui il detective Loki gli mostra le foto degli indumenti insanguinati della figlia. In quell’istante crolla definitivamente la fede di Keller, che fino a quel momento lo ha sorretto dai propri peccati e guidato nelle scelte. Una fede non solo religiosa ma soprattutto in sé stesso. Sul piano visivo si traduce nella scena in cui Keller, dopo aver torturato Alex, si siede sul pavimento ed inizia a recitare il Padre Nostro, bloccandosi sulla frase “e rimetti a noi i nostri debiti come noi-”. In questo istante si rende conto di non poter vivere gli ideali cristiani descritti nella preghiera che sta recitando. Con la bottiglia dell'alcol in mano arriva a dire di volerla fare finita. Viene bloccato da Alex che dice: "sono nel labirinto." Anche se inizialmente Keller pensa che Alex lo stia prendendo in giro, tanto basta a farlo riprendere da quel momento di debolezza e continuare la propria ricerca.
Il rinnovato contatto fra Keller e la propria fede è descritto visivamente dal gioco di luci della torcia quando trova il fischietto della figlia, all'interno della fossa in cui è rinchiuso. Appena prima di pronunciare la frase "Dio onnipotente, proteggi mia figlia" la luce della torcia si spegne facendo eco al suo dolore. Si riaccende al termine della frase, come la speranza e la fede di rivedere la propria figlia.
Il continuo tentativo di Keller di espiare i propri peccati attraverso la preghiera può essere letto come una domanda che il regista rivolge allo spettatore, colui a cui viene affidata la scelta sul perdono o meno del protagonista. Questa lettura trova conferma nella scena finale del film, dove non sappiamo se il detective Loki riuscirà a salvare Keller. Il fischietto rosso della figlia, l'oggetto scatenante la vicenda, diventa il possibile l'elemento di salvezza per Keller. Questo finale sospeso lascia allo spettatore il giudizio definitivo su Keller: è meritevole di essere salvato, oppure deve pagare con la vita i peccati commessi?
Loki
Il nome Loki è riconducibile alla mitologia norrena, la quale si riferisce all'insieme di miti appartenenti alla religione pre-cristiana dei popoli germanici della Scandinavia. Loki rappresenta il Dio della grande astuzia e degli inganni, una figura ambigua, non definita, identificata sia come benevola che come malevola, necessaria per il mantenimento dell'equilibrio del cosmo. Il detective Loki appare sullo schermo la prima volta all'interno di un ristorante cinese, intento a discutere con la cameriera sui segni zodiacali. Lo zodiaco rappresenta un'area del cosmo, all'interno del quale sono definite delle specifiche costellazioni che danno il nome ai cosiddetti segni zodiacali (tatuati sulla mano di Loki nel film).
Questo collegamento giustifica un possibile legame fra il detective Loki ed il Dio della mitologia norrena. Inoltre è interessante che Loki, per salvare Anna e risolvere il caso, venga ferito ad un occhio da Holly. Il sacrificio di un occhio, nella mitologia norrena, simboleggia il prezzo da pagare per ottenere la saggezza e la verità.
Un elemento interessante che rende Loki una sorta di versione terrena di un Dio è riscontrabile nelle preghiere di Keller, le quali trovano sempre risposta nella figura di Loki. Nei vari momenti in cui Keller prega dopo aver torturato Alex, nelle scene successive viene sempre inquadrato Loki. Lo stesso accade anche quando Keller, gettato nella fossa da Holly, prega per la salvezza della figlia con il fischietto rosso in mano. Nella scena successiva si vede Loki arrivare con la macchina a casa di Holly e salvare la figlia di Keller.
L'ambiguità di questo personaggio è rafforzata dal fatto che vengono fornite pochissime informazioni sul suo passato. Loki porta al dito un anello con il simbolo della massoneria, una dottrina che richiede necessariamente la fede in un essere supremo. Sulla stessa mano è tatuato il simbolo della croce. Un secondo tatuaggio è presente sul collo di Loki e rappresenta una stella a otto punte, simbolo di Lucifero come portatore di luce, nella massoneria. In Pennsylvania, dove si svolge la vicenda narrata, è presente una delle logge più importanti e antiche della massoneria negli Stati Uniti. Tale dottrina è fortemente legata al movimento dell''illuminismo, basato sui concetti di ragione e razionale per arrivare alla verità. Si può ipotizzare che Loki faccia parte della massoneria, in quanto i due strumenti utilizzati da Loki per risolvere le indagini sono proprio la ragione e la razionalità. A differenza di Keller che si fa trasportare dalle proprie emozioni, Loki rimane concentrato sul caso, dedicandosi allo studio delle prove raccolte.
Prete
Lo stesso prete viene rappresentato come un alcolizzato avente scheletri nel proprio seminterrato (un altro elemento ricorrente). Invece di denunciare il marito di Holly decide di prendere lui direttamente in mano la situazione, legandolo ad una sedia e lasciandolo marcire nel seminterrato della propria casa. Inoltre, anche se non viene detto esplicitamente, si può ipotizzare che il prete abbia un passato oscuro, da molestatore sessuale. La scena in cui Loki si reca dal prete, infatti, è preceduta da una serie di sequenze dove Loki va a fare visita a molestatori sessuali di livello tre (il livello più alto). In quest'ottica, l'omicidio compiuto dal prete può essere letto come un tentativo di redenzione per i peccati commessi in passato.
L'enorme eco mediatico riguardante la pedofilia da parte della Chiesa cattolica è un elemento contemporaneo. Nel 2002, infatti, negli Stati Uniti è scoppiato uno dei casi più vasti di pedofilia legati alla Chiesa.
Holly
Interessante è il motivo che spinge la vera responsabile dei rapimenti a fare ciò che fa. Dopo la morte del figlio, Holly e suo marito, ucciso dal prete cinque anni prima della vicenda narrata, hanno perso la loro fede. A seguito di questa perdita i due hanno intrapreso una vera e propria battaglia contro Dio. Il loro scopo è quello di rapire bambini e far perdere la fede ai loro genitori, trasformandoli in demoni. La religione viene utilizzata come motore degli atti di violenza commessi dai due coniugi.
Villeneuve, attraverso la fede, esplora le relazioni sociali di un quartiere, di una città ed infine di una intera società, quella americana. La religione appare sia come ricerca di un senso, sia come motivo di smarrimento, non essendo in grado di fornire né le risposte, né il sollievo di fronte ad eventi negativi. La violenza diventa la scelta prioritaria e più semplice per liberarsi dalle proprie frustrazioni e traumi del passato. Il regista mette in dubbio il valore e la credibilità della religione di fronte alle atrocità e ingiustizie della vita. L’intero film si gioca sul filo del rasoio, fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quanto è lecito spingersi per raggiungere i propri scopi? L’uccisione di Holly da parte di Loki e l’epilogo amaro di Keller (chiuso sotto terra) sono una chiara presa di posizione del regista nel condannare qualsiasi forma di violenza, già presente in Incendies. La violenza porta solo altra violenza e non rappresenta mai la soluzione. Una critica alla società americana che si nasconde dietro valori morali e religiosi per compiere i propri interessi. Una nazione che fa della violenza la sua arma primaria.
Un interessante collegamento può essere fatto con il film Zero Dark Thirty. Questa pellicola descrive brutalmente la lunga ricerca a Bin Laden, includendo l’utilizzo delle tecniche di tortura fisiche e psicologiche degli americani nei confronti degli indiziati. Anche in questo caso la violenza viene condannata in quanto implica un grande costo morale, producendo al contempo nessuna informazione.
Questo si collega alla figura di Keller che per tutta la durata del film tortura Alex senza ottenere nessuna informazione utile al ritrovamento della figlia. Alla fine queste torture sembrano essere un modo per sfogare la propria sensazione di impotenza davanti a qualcosa che sfugge al suo controllo.
Il tema dei prigionieri e del trauma
La tendenza ad eleminare i titoli di testa si è sempre più diffusa nei principali film americani dal 2000 in poi. Dopo i loghi della casa di produzione del film, Alcot entertainment, e della casa di distribuzione, Warner Bros, appare immediatamente la scritta Prisoners. Subito dopo inizia il film. Questa scelta conferisce un’immersione immediata all'interno del film e fornisce una prima informazione sui personaggi, prigionieri di qualcuno o di qualcosa.
Il film si intitola Prisoners, prigionieri. Il tema della prigione è centrale nell’opera di Villeneuve. Ogni personaggio è rinchiuso all’interno di una propria prigione personale legata ad un trauma subito. Non una prigione in carne ed ossa, ma bensì una prigione metaforica. Anna e Joy, le due bambine rapite da Holly, subiscono una prigione fisica da quest’ultima che le ha rapite. Lo stesso Keller, il quale ha imprigionato Alex nella casa abbandonata, subisce una prigione fisica, gettato nella fossa da Holly. Infine il marito di Holly subisce una prigione fisica da parte del prete che lo rinchiude nel seminterrato di casa sua e lo lascia lì a morire.
Una prigione emotiva coinvolge Grace e la famiglia Birch. La madre di Anna inizialmente si impone di credere che le due bambine si sono solo nascoste, evitando di affrontare il trauma. Successivamente, quando si rende conto dell’accaduto, inizia ad andare in depressione, facendo uso di psicofarmaci. Franklin, il padre di Joy, è combattuto nella scelta fra il compiere giustizia privata insieme a Keller o affidarsi ciecamente al lavoro di Loki. Questa lotta interiore lo spinge nella direzione di partecipare in parte alla tortura di Alex, spinto anche dalla volontà della moglie.
Anche Holly Jones è prigioniera delle proprie emozioni. Il dolore provato per la morte del proprio figlio guida le sue scelte, in una guerra contro Dio e la religione stessa.
Alex e Bob si ritrovano all’interno di una prigione mentale legata al trauma infantile. Rapiti entrambi dai coniugi Jones, esprimono diversamente il loro dolore. Alex lo ha indirizzato verso l’interno, parlando a malapena con gli altri e ragionando come un bambino. Il fatto che con il camper si fermi davanti la sua vecchia casa, dimostra come il trauma lo ha bloccato a livello mentale. Bob invece lo ha indirizzato verso l’esterno, disegnando labirinti ovunque, mettendo in scena finti rapimenti che raffigurano quelli commessi dai coniugi Jones. Le valigie contenenti i vestiti dei bambini ed i serpenti, rappresentano il tentativo di Bob di rinchiudere il male da lui subito quando è stato rapito da Holly e suo marito.
Attraverso l'indagine di Loki si scopre un interessante informazione riguardo il padre di Keller. Nella scena iniziale, quando Keller parla con il figlio sul pick-up, gli racconta dell'insegnamento più grande insegnatogli da suo padre, ovvero l'essere sempre pronto a tutto ciò che può accadere. Viene descritto come un uomo forte, sicuro di sé e preparato ad ogni evenienza. Durante una ricerca al computer, Loki si imbatte in un articolo che descrive il suicidio del padre di Keller, trovato senza vita da lui e dalla madre. Il suicidio è un atto estremo di resa nei confronti della vita, in netto contrasto con gli insegnamenti impartiti al figlio Keller. Oltre al tema della prigione che ritorna, in quanto il padre di Keller ha lavorato come guardia carceraria, è interessante osservare come il trauma del suicidio di un padre ha influenzato la crescita del figlio. Probabilmente il fatto che Keller sia fortemente religioso e devoto alla propria famiglia è legato al trauma subito da piccolo. Deve avere sempre il controllo su tutto. Inoltre il fatto che durante tutto il film Keller non si fidi di nessuno tranne che di sé stesso è riconducibile al trauma del suicidio del padre, la forma di tradimento più grande che un genitore (la persona di cui ci si fida di più) possa fare al proprio figlio.
Si può ipotizzare che anche Loki, come il resto dei personaggi, ha subito un trauma. Loki viene mostrato fin dalla prima scena come un uomo solitario, il quale passa la festa del Ringraziamento (una festa dove solitamente si sta con la propria famiglia) solo in un bar. Fin da subito viene messo in evidenza un tic agli occhi che può essere generato da un trauma subito. Inoltre, quando Loki va a fare visita al prete, fa riferimento ad un'esperienza passata all'Huntington boys home. Probabilmente si tratta di una casa per ragazzi soli che hanno commesso un qualche reato oppure subito una qualche forma di maltrattamento. Infatti Loki si rivolge al prete dicendo "padre, fare del male a una merda come lei è uno scherzo per me". Tutto ciò implica un passato non facile per il personaggio. Solo in due momenti del film Loki si lascia andare alle proprie emozioni, tirando fuori un lato violento di sé in contrasto con il temperamento dimostrato nel resto della pellicola: quando interroga Bob Taylor e quando distrugge la tastiera sulla scrivania. Oltre alla frustrazione per non riuscire al risolvere l’indagine, sembra esserci un particolare attaccamento al caso, probabilmente legato al suo passato. Nella scena in cui Loki è in ospedale e vede la figlia di Keller appena salvata, c’è un gioco di sguardi fra i due. Sembra quasi che Loki, negli occhi della bambina, si guardi allo specchio, come se anche lui avesse vissuto un trauma del genere.
Il tema del labirinto
Collegato al concetto di prigione, il labirinto è un elemento fondamentale nel film, inteso come uno spazio di reclusione e smarrimento rispetto alla realtà quotidiana. Il primo simbolo che introduce questo concetto è una collana a forma circolare appesa al collo del marito di Holly, nel seminterrato del prete. Il concetto vero e proprio di labirinto viene presentato quando Loki si reca a casa di Bob Taylor. Sulle pareti sono disegnati labirinti ovunque. Quando viene interrogato da Loki, Bob, l'unica cosa che riesce a fare è disegnare un labirinto. Lo stesso Alex, dopo le innumerevoli torture, l'unica cosa che riesce a dire è "sono nel labirinto". Si tratta di un labirinto metaforico, simbolo dello stato mentale in cui i due ragazzi sono costretti a vivere e della prigionia che Holly e suo marito li hanno imposto. Un gioco mentale, dove l'unico modo per fuggire è risolvere un labirinto senza via d'uscita. Gli stessi Loki e Keller affrontano il labirinto delle proprie indagini per arrivare al centro e salvare le bambine. Il labirinto di Keller è rappresentato dalla progressiva perdita della propria identità, da uomo religioso e dai sani principi, a torturatore e carnefice di Alex. Nella simbologia cristiana il labirinto rappresenta il difficile cammino che i fedeli devono compiere per raggiungere la salvezza. Keller alla fine del film, ritrova il proprio contatto con la fede, attraverso il gioco di luci della torcia. Segna la fine del suo percorso di perdita e ritrovamento spirituale. Loki invece affronta un percorso diverso, fatto di prove che si sciolgono continuamente nel nulla, ma che alla fine sono tutte possibili strade per arrivare al centro del labirinto. Villeneuve dissemina la pellicola di indizi, come se fossero i pezzi di un puzzle che alla fine trovano la loro collocazione. La trama stessa del film è un enorme labirinto in cui lo spettatore deve districarsi per arrivare al colpevole. Da Alex, al prete, ed infine a Bob, ognuno di questi tre personaggi diventa un possibile sospetto. Da elemento interno al film, il labirinto diventa così strumento di lettura della pellicola.