Metacritic è il più grande aggregatore di recensioni professionali del mondo e tra le decine di migliaia di titoli presenti nel suo database ha assegnato il 100% di recensioni positive solo otto volte.
Si può parlare di film perfetto? E se sì, in quali termini? Molte pellicole sono andate vicino al massimo punteggio non riuscendo tuttavia a superare il 99%. Si tratta di pietre miliari della storia del cinema come Intolerance di Griffith, Luci della città di Chaplin, Cantando sotto la pioggia con l’indimenticabile Gene Kelly, ma anche opere recenti come Moonlight di Barry Jenkins.
Andiamo alla scoperta degli otto film che hanno un punteggio perfetto, ovvero non contano sulla piattaforma alcuna recensione negativa. Da Orson Welles a Richard Linklater, con protagonista l’eterno Alfred Hitchcock, ecco la lista:
Quarto potere (1941)
Folgorante esordio di Orson Welles, all'epoca venticinquenne e reduce dai successi del Mercury Theatre, nonché dallo scandalo suscitato dal leggendario scherzo radiofonico ispirato a La guerra dei mondi. Considerato uno dei migliori film mai realizzati, Quarto potere è sicuramente uno dei titoli più importanti nella storia della settima arte per la sua capacità di rivoluzionarne profondamente il linguaggio, segnando di fatto la nascita del cinema moderno grazie a uno sperimentalismo che indaga tutte le potenzialità espressive della macchina da presa e della messa in scena. Recensioni positive: 100%.
Casablanca (1943)
Forse il più celebre melodramma mai girato a Hollywood, Casablanca è entrato nella leggenda e ha fatto dell'amore tra i due protagonisti uno dei rapporti più malinconici e tormentati che il grande schermo abbia mai visto. Rick e llsa, ancora innamorati, si ritrovano ma non sono più soli: in mezzo a loro c'è il marito di lei, che Ilsa credeva morto in carcere ai tempi di Parigi. A svilupparsi è così un triangolo sentimentale, in cui sarà Rick a doversi sacrificare per salvare l'amata, sullo sfondo della città marocchina che funge da rifugio di un mondo impazzito. Battute memorabili e un finale perfetto.
Notorious – L'amante perduta (1946)
Alfred Hitchcock (insieme a Ben Hecht) rielaborò a piene mani un racconto di John Taintor Foote, traendone una pellicola in miracoloso equilibrio tra spy-story e melodramma, complotti internazionali e romanzo d'amore. Vera e propria quintessenza della poetica del regista, Notorious unisce modernità linguistica e suspense, mettendo in luce lo sterminato talento dell’autore inglese con la macchina da presa. Il celebre e lunghissimo bacio (definito “il più lungo della storia del cinema”) tra Cary Grant e Ingrid Bergman, in realtà, altro non è che una successione di baci che non superano mai i tre secondi imposti dalla censura.
La finestra sul cortile (1954)
Adattamento di un racconto di Cornell Woolrich, La finestra sul cortile è una delle opere più importanti del maestro del brivido che, mai prima d'allora, era riuscito a raggiungere tali livelli di suspense ed eccellenza formale. L'intera pellicola è costruita come un monumentale saggio sull'atto della visione: il binocolo di Jeff è un prolungamento degli occhi del personaggio e di quelli degli spettatori che, proprio come lui, non possono smettere di guardare. Siamo tutti dei voyeur, sembra dire Hitchcock a un pubblico messo completamente a nudo.
La donna che visse due volte (1958)
Un viso di donna. Il dettaglio di un occhio su cui compare una spirale che si svolge lentamente, accompagnata dall'ossessiva partitura musicale di Bernard Herrmann: è solo l'inizio di una delle pellicole più magnetiche e affascinanti di sempre. Ispirata a un romanzo intitolato D'entre les morts, scritto da Pierre Boileau e Thomas Narcejac, che Hitchcock (di nuovo!) sovverte a suo piacimento, La donna che visse due volte è un'opera estremamente complessa e stratificata, dove si mescolano generi (dal giallo al melodramma) e tematiche differenti (dal doppio alla necrofilia).
Il padrino (1972)
Pietra miliare del cinema americano e architrave della cosiddetta New Hollywood, Il padrino (sceneggiato da Francis Ford Coppola insieme a Mario Puzo, autore del romanzo omonimo) è il film che rilanciò il business delle mega-produzioni americane e che, soprattutto, fece entrare nell'immaginario collettivo il mondo della mafia siciliana. Il culto della famiglia, il parallelismo con la politica, lo sfarzo, l'economia intesa come scambio di favori reciproci e il capitalismo di relazione, dopo l'uscita del film sono diventati un fenomeno pop.
Tre colori - Film rosso (1994)
Terzo e ultimo capitolo della trilogia dei Colori, dedicato alla fraternità, Film rosso è una summa della poetica di Krzysztof Kieślowski e allo stesso tempo, purtroppo, un commiato alla settima arte, a causa della morte del regista neanche due anni dopo. La pellicola riassume in sé tutti i temi principali del cinema di Kieślowski: l'intreccio delle vite; l'influenza reciproca a prescindere dallo spazio-tempo; la dicotomia scelta-destino; l'approccio problematico alla morale e alla religione; il problema dell'altro come doppio; il simbolismo.
Boyhood (2014)
La vita di Mason, dall'infanzia fino all'ingresso al college: una giovinezza segnata dal divorzio dei genitori, dalla condivisione del nido domestico con la sorella Samantha, dal primo amore e dalla passione per la fotografia. Un progetto durato dodici anni. Iniziata nel 2002, la lavorazione di Boyhood si è protratta fino al 2013: ogni anno, per alcune settimane, Richard Linklater ha riunito la stessa troupe e lo stesso cast, proseguendo le riprese di un lungometraggio che avrebbe seguito la crescita dei personaggi parallelamente a quella degli attori. Il risultato è un'esperienza cinematografica unica e indimenticabile.