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Riaperture dei cinema, AGIS: "Il tampone sarebbe un elemento di discriminazione sociale"
Da mesi ormai le saracinesche dei cinema e dei luoghi deputati allo spettacolo e alla cultura aspettano di essere alzate.

Nelle ultime ore il dibattito in merito alla riapertura si è acceso con una nuova forza, grazie soprattutto alle ipotesi ventilate dal ministro della Cultura Dario Franceschini, il quale vorrebbe aprire le sale, per le regioni che torneranno in fascia gialla, a 500 spettatori al chiuso e a mille all'aperto.

Il ministro non si è limitato a commentare il tema delle capienze, entrando nel merito di situazioni altrettanto delicate quali il tipo di mascherine che gli spettatori dovrebbero indossare in sala e un eventuale obbligo di presentare un tampone effettuato entro le 48 ore dall'evento. 

Riguardo ad ognuno dei temi commentati da Franceschini, l'AGIS - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, ha reso nota la propria posizione, unanimemente condivisa ed espressa nei giorni scorsi in una lettera indirizzata ai vertici del Ministero della Cultura.

Nello specifico, in merito al problema delle capienze, AGIS sottolinea come “non si possa in alcun modo ipotizzare una capienza fissa che non tenga in considerazione la reale dimensione della sala. Si ribadisce, a tal fine, la proposta che prevede un limite massimo di capienza calcolato detraendo dal numero dei posti autorizzati dalla Commissione di Vigilanza quelli necessari a garantire il distanziamento di almeno un metro tra le rime buccali. Restando inteso che non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o le persone che in base alle disposizioni vigenti non sono soggette a tali disposizioni”

Per quanto riguarda invece le ipotesi ventilate circa l'uso esclusivo delle mascherine FFP2, “l’AGIS concorda con la possibilità del loro utilizzo e distribuzione, ma a patto che questa ulteriore restrizione sia funzionale ad un aumento della capienza delle sale, restando fermo che sarà necessario un sostegno economico che possa contenere l’eventuale aggravio di costo per i gestori, qualora dovessero essere loro a fornirle”.

Infine, ancora più netta la posizione sull'obbligo, da parte degli spettatori, di presentare un tampone effettuato entro 48 ore dall’evento. “Consideriamo – sottolinea l’AGIS – questa ipotesi un elemento di discriminazione sociale, oltre che un ulteriore disincentivo alla partecipazione. Ribadiamo, al tempo stesso e se ce ne fosse ancora bisogno, come la fase di riapertura dallo scorso giugno sino ad ottobre abbia dimostrato come la gestione del pubblico negli eventi di spettacolo non abbia creato particolari criticità”.

Il comunicato continua: “Tutte le nostre strutture hanno dimostrato, specificamente nel lasso di tempo in cui i luoghi di spettacolo hanno visto una parziale riapertura, la massima professionalità, nel pieno rispetto delle norme vigenti e a tutela della salute di tutti. Fatti concreti, che ci auguriamo richiamino gli enti preposti ad una decisione saggia ed equa sulle riaperture”

“Restiamo disponibili – conclude l’AGIS – ad un ulteriore confronto che possa partire in particolare dalle misure da adottare per garantire la tutela della salute dei lavoratori, che, per le peculiarità della loro attività, restano maggiormente a rischio”.

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