Si è da poco conclusa la maratona dedicata al personaggio di Spider-Man a cui Sky Cinema ha riservato un intero canale. Fra le varie saghe che hanno omaggiato uno degli eroi più amati del mondo Marvel spicca, indubbiamente, quella di Sam Raimi.
Al regista statunitense va certamente dato il merito di aver precorso i tempi, anticipando e preparando la strada, in maniera se vogliamo pionieristica, a tutto quel filone supereroistico che ha spadroneggiato su una terra in tumulto (semicit.) nell’arco di questi ultimi anni dieci. In questo avvicinarsi a un tipo di cinema certamente più commerciale e prodotto per il grande pubblico, Raimi non ha rinunciato però a una certa poetica che affonda le proprie radici nella New Horror degli anni ottanta. Sia nella tecnica (carrellate e inquadrature sbollate) sia nel gusto per il grottesco, il regista di Royal Oak ha dimostrato una grande impronta artistica, riuscendo quindi a far emergere il proprio stile e a districarsi dalle pressioni che una produzione ad alto budget può comportare. Cerchiamo quindi di analizzare uno dei fil rouge caratteristici delle sue opere: il rapporto conflittuale che i personaggi hanno con il proprio corpo.
Nel film La casa 2 (1987), secondo capitolo della celebre trilogia, troviamo un atto di ribellione di una mano verso il corpo a cui appartiene. Il protagonista Ash (Bruce Campbell: attore feticcio di Raimi) imbastirà una virulenta lotta contro il proprio organo prensile, ormai in balia di un’oscura forza demoniaca. Il tutto dà vita a scene che si muovono dal grottesco al surreale, premiando l’interpretazione fisica di Campbell che rimanda allo stile delle commedie slapstick degli anni venti.
Nel terzo e ultimo capitolo L’armata delle tenebre (1993) il conflitto fra il nostro antieroe e (letteralmente) se stesso prosegue, anzi, viene ancor più portato all’estremo. Il protagonista si ritrova a dover lottare contro dei “mini Ash” che si insinuano all’interno del suo corpo. Questa surreale e demenziale lotta avrà come conseguenza una serie di trasformazioni fisiche che sfociano nel grottesco, culminando con la scissione tra Ash e il suo doppelganger.
Possiamo notare come il regista affronti questa tematica anche nei suoi blockbuster, seppur contestualizzata e adattata alle esigenze di una produzione che si discosta dai suoi lavori precedenti. In Spider-Man (2002) Peter Parker subisce dei cambiamenti fisici che lo porteranno ad assumere il ruolo del supereroe che tutti noi conosciamo. Questa trasformazione, che inizialmente Peter deve imparare a gestire, causa una conflittualità fra il personaggio e il suo nuovo corpo. Il tutto potrebbe essere interpretato in chiave metaforica: la mutazione in ragno rappresenterebbe lo scombussolamento ormonale che si manifesta durante il passaggio dalla pubertà all’adolescenza (non a caso le ragnatele sono un prodotto fisiologico e non figlie di un congegno meccanico, come invece avviene nel fumetto).
Se nel primo film viene affrontata una presa di coscienza del proprio corpo, con Spider-Man 2 (2004) abbiamo il momento della crisi dell’eroe. Questo conflitto interiore tra le due identità di Peter, perennemente combattuto fra il desiderio di vivere una vita normale e il peso delle responsabilità che derivano dai suoi poteri, dà vita a una sorta di blocco psicologico nel personaggio. Quest’ansia da prestazione influisce in maniera negativa nel modo in cui il corpo risponde alla mente; Spider-Man va incontro a un graduale affievolirsi dei propri poteri che lo porteranno a una serie di scivoloni (letteralmente e moralmente parlando). Peter riuscirà a riacquisire la padronanza di se stesso solo una volta che avrà risolto i propri conflitti interiori: «A volte per fare la cosa giusta bisogna mostrare carattere... E rinunciare a ciò che vogliamo di più, persino ai nostri sogni.»
Concludiamo con Spider-Man 3 (2007), certamente il meno riuscito della trilogia, capitolo in cui l’eroe abusa dei propri poteri. Il corpo di Peter viene contaminato dal simbionte che, se da un lato gli dona nuove capacità, dall’altro ne avvelena la mente. Il conflitto è sia fisico, con il corpo che è caduto preda del parassita, sia etico che mentale, poiché è proprio questa nuova sensazione di onnipotenza che obnubila il giudizio di Spider-Man.
Simone Manciulli
Al regista statunitense va certamente dato il merito di aver precorso i tempi, anticipando e preparando la strada, in maniera se vogliamo pionieristica, a tutto quel filone supereroistico che ha spadroneggiato su una terra in tumulto (semicit.) nell’arco di questi ultimi anni dieci. In questo avvicinarsi a un tipo di cinema certamente più commerciale e prodotto per il grande pubblico, Raimi non ha rinunciato però a una certa poetica che affonda le proprie radici nella New Horror degli anni ottanta. Sia nella tecnica (carrellate e inquadrature sbollate) sia nel gusto per il grottesco, il regista di Royal Oak ha dimostrato una grande impronta artistica, riuscendo quindi a far emergere il proprio stile e a districarsi dalle pressioni che una produzione ad alto budget può comportare. Cerchiamo quindi di analizzare uno dei fil rouge caratteristici delle sue opere: il rapporto conflittuale che i personaggi hanno con il proprio corpo.
Nel film La casa 2 (1987), secondo capitolo della celebre trilogia, troviamo un atto di ribellione di una mano verso il corpo a cui appartiene. Il protagonista Ash (Bruce Campbell: attore feticcio di Raimi) imbastirà una virulenta lotta contro il proprio organo prensile, ormai in balia di un’oscura forza demoniaca. Il tutto dà vita a scene che si muovono dal grottesco al surreale, premiando l’interpretazione fisica di Campbell che rimanda allo stile delle commedie slapstick degli anni venti.
Nel terzo e ultimo capitolo L’armata delle tenebre (1993) il conflitto fra il nostro antieroe e (letteralmente) se stesso prosegue, anzi, viene ancor più portato all’estremo. Il protagonista si ritrova a dover lottare contro dei “mini Ash” che si insinuano all’interno del suo corpo. Questa surreale e demenziale lotta avrà come conseguenza una serie di trasformazioni fisiche che sfociano nel grottesco, culminando con la scissione tra Ash e il suo doppelganger.
Possiamo notare come il regista affronti questa tematica anche nei suoi blockbuster, seppur contestualizzata e adattata alle esigenze di una produzione che si discosta dai suoi lavori precedenti. In Spider-Man (2002) Peter Parker subisce dei cambiamenti fisici che lo porteranno ad assumere il ruolo del supereroe che tutti noi conosciamo. Questa trasformazione, che inizialmente Peter deve imparare a gestire, causa una conflittualità fra il personaggio e il suo nuovo corpo. Il tutto potrebbe essere interpretato in chiave metaforica: la mutazione in ragno rappresenterebbe lo scombussolamento ormonale che si manifesta durante il passaggio dalla pubertà all’adolescenza (non a caso le ragnatele sono un prodotto fisiologico e non figlie di un congegno meccanico, come invece avviene nel fumetto).
Se nel primo film viene affrontata una presa di coscienza del proprio corpo, con Spider-Man 2 (2004) abbiamo il momento della crisi dell’eroe. Questo conflitto interiore tra le due identità di Peter, perennemente combattuto fra il desiderio di vivere una vita normale e il peso delle responsabilità che derivano dai suoi poteri, dà vita a una sorta di blocco psicologico nel personaggio. Quest’ansia da prestazione influisce in maniera negativa nel modo in cui il corpo risponde alla mente; Spider-Man va incontro a un graduale affievolirsi dei propri poteri che lo porteranno a una serie di scivoloni (letteralmente e moralmente parlando). Peter riuscirà a riacquisire la padronanza di se stesso solo una volta che avrà risolto i propri conflitti interiori: «A volte per fare la cosa giusta bisogna mostrare carattere... E rinunciare a ciò che vogliamo di più, persino ai nostri sogni.»
Concludiamo con Spider-Man 3 (2007), certamente il meno riuscito della trilogia, capitolo in cui l’eroe abusa dei propri poteri. Il corpo di Peter viene contaminato dal simbionte che, se da un lato gli dona nuove capacità, dall’altro ne avvelena la mente. Il conflitto è sia fisico, con il corpo che è caduto preda del parassita, sia etico che mentale, poiché è proprio questa nuova sensazione di onnipotenza che obnubila il giudizio di Spider-Man.
Simone Manciulli