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Candle In The Wind: la migliore stagione di The Crown e la delicatezza di Lady D.
«You had the grace to hold yourself, while those around you crawled»
 

«I’m a Mad Tree»: folgorante incontro tra Carlo e Diana, nella delicatezza della casualità, nella poesia di un sogno in una notte di mezza estate, che lei sta per portare in scena. E non sarà il ruolo più difficile che dovrà imparare a recitare, sul quale invece si concentra maggiormente l’ultima stagione di The Crown: la metamorfosi da Diana Spencer a Lady D, amata da tutti, tranne che dalla famiglia reale. E da suo marito.

«And they made you change your name»


 
Fairytale: il titolo del terzo episodio che parla di una favola, quella di Diana, che traspare dallo sguardo dolce di Emma Corrin. Favola destinata presto a divenire un incubo, come lo definirà lo stesso Carlo (Josh O’Connor). Divenire principessa, il sogno di essere futura regina, ma soprattutto il desiderio di essere amata e protetta da un marito premuroso e speciale: le illusioni di Diana che presto si trovano a dover fare i conti con la realtà di Buckingham Palace. Con la bulimia. Con la Corona. E con Camilla, che nel loro primo incontro non manca di farle notare quanto poco sappia del suo futuro marito, che «ama circondarsi di uomini anziani, surrogati di suo padre». Eppure il principe è stato esplicito sin dai primi episodi («Nessuno mi è mai piaciuto tanto quanto Camilla»), ma la famiglia reale è più importante di qualsiasi cosa: dell’amore, dell’attenzione al prossimo, anche dei familiari stessi, come raccontato in The Hereditary Principle, il settimo episodio, tra i più intensi, incentrato sulla figura della principessa Margaret, ma non solo. Helena Bonham Carter è toccante nell'interpretazione di una donna alle prese con la sua sofferenza (fisica e psicologica, soprattutto) e con le cocenti delusioni che la vita di palazzo continua a regalarle e di cui porta i segni evidenti, al punto da essere l’unica a porre dei dubbi sulle nozze di Carlo e Diana e sul loro vero amore. Perché lei sa di cosa si parla, soffrendo ancora. Un episodio in cui si parla di psicopterapia, di reparti psichiatrici, di cicatrici e rapporti familiari inesistenti, a partire dai genitori.

«Loneliness was tough the toughest role you ever played»
 

Diana non vorrebbe partire per il tour in Australia, troppo faticoso per il neonato William, ma la Corona è più importante: lei andrà, con lui. Che relazione c’è tra l’Australia, il deserto del Sahara e Buckingham Palace? Tutti luoghi in cui dei figli sono stati smarriti, strappati (anche solo temporaneamente) dalle braccia delle loro madri: Elisabetta si interroga sul suo ruolo genitoriale, e mentre Filippo non ha alcun dubbio nel definire Anna la sua preferita, lei rimane impietrita nel dubbio, nell’immobilismo, non riuscendo più a distinguere l’essere Regina dall’essere madre, ma anche sorella. Ne deriva l’evidente sofferenza di Carlo, la personalità ambigua e immatura di Edoardo, l’assenza di empatia nei loro confronti. Dubbi che scaturiscono dalla sparizione di Mark Thatcher, poi ritrovato. «Prima di essere primo ministro ho capito di essere una madre»: parole di una strepitosa Gillian Anderson nei panni di Margaret Thatcher (tono e postura la trasformano totalmente, donandole virtualmente ogni premio possibile), dopo gli eventi che sembra abbiano portato The Iron Lady a versare anche delle lacrime. Non sarà l’unica opposizione tra le due donne. 



Lo scontro tra la Regina e Margaret Thatcher si consuma su più campi, che si tratti dell’IRA, delle Falkland o della disoccupazione, raccontata tramite Michael Fagan, che si erge a simbolo di una popolazione messa in ginocchio dalla povertà e dalle scelte politiche aspramente criticate al Primo Ministro. Ma soprattutto è la questione del Commonwealth (che la Thatcher ritiene “moralmente offensivo”) e dell’Apartheid che sembrerebbe aver portato a una rottura insanabile tra due personalità così influenti e con due modi così opposti di guardare il mondo: «Se questo paese vuole superare la crisi deve cambiare radicalmente, da cima a fondo», e dopo queste parole di Margaret Thatcher la regia inquadra immediatamente la Regina. Il messaggio è chiaro, riportato anche sulle pagine del Sunday Times, anche se in questo caso sembra che il quotidiano abbia riportato parole mai pronunciate dalla Regina nei confronti del suo Primo Ministro: tra realtà e finzione (la famiglia reale sembra non aver gradito la serie, definendola non accurata nel racconto degli eventi e nel modo di dipingere Carlo e Diana, soprattutto), The Crown si muove agilmente arrivando comunque al cuore delle vicende, stimolando la curiosità di chi vi assiste.



«And pain was the price you paid»
 


Non sono le uniche due donne a scontrarsi, comunque. Si potrebbe dire che la gara si sposti anche sulla bravura tra Gillian Anderson e Olivia Colman (senza dimenticare Helena Bonham Carter). Ma anche la gelosia di Anna nei confronti di Diana, quella di Diana nei confronti di Camilla. Soprattutto. Due donne innamorate dello stesso uomo, una guerra fredda capace di portare solo sofferenza nei volti dei suoi tre protagonisti, dolore per un amore tanto desiderato, per una felicità mai arrivata, un sogno di una notte di mezza estate trasformato ben presto in un incubo, da cui diventa impossibile uscire. Trascinati dagli eventi e dai comandi imposti dalla Corona. 

«Like a candle in the wind»

Lorenzo Bianchi

Maximal Interjector
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