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The Undoing: le verità nascoste sotto la tranquillità quotidiana di Nicole Kidman e Hugh Grant

In una famiglia apparentemente perfetta (madre psicologa clinica, padre oncologo, figlio modello) irrompe il dramma: un’artista loro conoscente viene trovata brutalmente uccisa nel suo atelier, mentre il padre medico scompare all’improvviso.


Viene da un libro The Undoing, la nuova serie Sky Original, e questo spiega - in parte - le assonanze, almeno nell’incipit, con altri serial simili come Big Little Lies (show tratto dal libro di Liane Moriarty e che porta la firma produttiva in tv di David E. Kelley, la stessa di questa di Sky) e Little Fires Everywhere (di Celeste NG).
Ma sembra che la terra oltreoceano sia proprio ossessionata dalle verità nascoste sotto l’apparente tranquillità quotidiana: partendo dal più grande regista del mondo - sir Alfred Hitchcock - e arrivando a tutti i suoi eredi (da De Palma a Zemeckis e le sue Verità nascoste), la narrativa statunitense è piena di storie di colpevolezza nascosta sotto una realtà solo in superficie tranquillizzante. The Undoing parte proprio da qui, dall’esistenza frantumata della protagonista Grace Fraser, costruendo attorno a lei un thriller dall’impalcatura più che classica. Ma, con una detection che procede per ellissi, svelando un tassello a puntata e immergendosi sempre di più in un labirinto di specchi, dalle diverse verità e punti di vista di ogni personaggio si passa gradualmente in un vortice ambiguo segnato dalla psicoanalisi. 

Dopotutto, il cinema danese è sempre stato segnato dal binomio detection-approfondimento e la firma di Susanne Bier in regia è inequivocabile: The Undoing (letteralmente: annullamento, rovina) è sì una classica storia costruita sul whodunit, ma ha anche l’ambizione di spingersi più in là e più giù. Grazie anche a due interpreti straordinari (raramente si è visto un Hugh Grant così intenso e in ruolo), la regista si sofferma sui primissimi piani di occhi, mani, braccia, e li alterna a campi lunghissimi: crea un dissidio, un cortocircuito, e mentre filma un’opera elegantissima e gelida in superficie, come suo solito (Open Hearts, ad esempio, ma anche Non desiderare la donna d'altri), racconta un’intricata storia di sensi di colpa, dove rimosso fa rima con rimorso, puntellandola di domande senza risposta e rimpianti del passato, senza scadere mai in facili moralismi assolutori.


In questo modo, The Undoing si trasforma anche in un duello di sguardi: quello di Grant - liquido, scivoloso, che nell’ultima puntata sfonda la quarta parete -, quello di Nicole Kidman - assorto e in perenne ricerca nel passato - e quello di Matilda De Angelis - torbido, doloroso. Tre punti di vista che asciugano la storia e la rendono vischiosa, pericolosamente ambigua. Ma non sono solo i personaggi a passare sotto la macchina da presa, che la regista usa come lente di ingrandimento investigativa: la Bier affonda nei dettagli dell’intreccio, nascondendo qua e là piccoli indizi materici, sonori, che accompagnano i movimenti dei suoi attori come in una suite dissonante e inquietante.


The Undoing
è, in fondo, la storia di una donna, preda di un disturbo psicotico, con una condizione caratterizzata da una percezione alterata della realtà: questo senso di irrealtà genera ansia e irrequietezza, mentre lei dà per scontato che la sua percezione della realtà sia autentica.

La Bier usa allora la sua abilità e il suo sguardo per confondere lo spettatore, affondandolo in un racconto che fino all’ultimo non lascia appigli logici, sgretolati sotto la pressione psicologica creata dalla triangolazione dei rapporti in scena.
Un solo appunto potrebbe rovinare l’efficacia di tutta la stagione: a fronte di uno svolgimento piano, lento, meditato, sempre pronto a suggerire un non detto e a lasciare fuori campo un dettaglio, il finale (che è comunque spiazzante, anche grazie alle continue deviazioni della trama che lasciano lo spettatore attonito) è fin troppo urlato e dichiarativo. Pur se con un’asciuttezza che conferma lo stile dell’opera.

GianLorenzo Franzì

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