Il giorno dopo aver ricevuto il Leone d’oro alla carriera, Julie Andrews ha deliziato il pubblico con una chiacchierata in cui ha raccontato alcuni aneddoti della sua lunga carriera a Hollywood, un assaggio di quanto sarà possibile trovare nel suo Home: Work – A Memoir of my Hollywood Years, scritto a quattro mani assieme alla figlia, Emma Walton Hamilton, presente in sala. “Un libro in cui descrivo cosa significhi studiare per fare un film, fargli prendere vita, spiegando al pubblico ciò che accade dietro le quinte, durante la preparazione”.
MARY POPPINS
Una sera, a Broadway, Walt Disney in persona si è presentato in camerino. Pensavo volesse farmi i complimenti per lo spettacolo, e invece voleva propormi il ruolo da protagonista per il film. Quando gli ho detto che ero incinta, mi ha risposto che non ci sarebbero stati problemi: avrebbe aspettato. E non solo, ha voluto anche vedere i lavori del mio ex marito, Tony Walton, proponendogli poi il ruolo di costumista e scenografo per il quale ha ricevuto la nomination all’Oscar. Inoltre, da poco Audrey Hepburn aveva ricevuto la parte per la trasposizione cinematografica di My Fair Lady, un ruolo che avrei tanto voluto interpretare, ma all’epoca io ero una sconosciuta.
Trovo che Mary Poppins sia un film straordinario, ancora oggi vedo gli effetti speciali realizzati allora e penso che la magia sia rimasta intatta. Inoltre, anche Mary Poppins ha dei segreti: quando recitavo in teatro per My Fair Lady tenevo i piedi verso l’interno, per Mary Poppins ho pensato di spingerli all’esterno. Ma penso soprattutto a cosa nasconda nel suo vestito, un abito dove persino la margherita sul cappello è incantata.
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE
Un film ad alto rischio di eccessivo sentimentalismo, scongiurato da una regia impeccabile e dalla presenza preziosa di Christopher Plummer, che è stato fantastico. Ricordo la pioggia battente e il freddo che abbiamo patito a Salisburgo: dovevamo approfittare dei rari momenti in cui usciva il sole per gettarci sui prati e iniziare le riprese, ma è stato un lavoro davvero lungo. In particolare ricordo che la scena iniziale, dove io mi trovo da sola nel prato, è stata girata alla fine: la macchina da presa era su un elicottero che girava intorno a me, io dovevo solamente camminare e cantare ma all’inizio volava troppo vicino a me e continuavo a cadere. Abbiamo rifatto la scena diverse volte.
VICTOR VICTORIA
Ero davvero preoccupata all’inizio delle riprese, non ero sicura di essere credibile nei panni di un uomo, pensavo che il pubblico non avrebbe apprezzato. Un giorno, invece, mi sono presentata per le riprese già vestita con abiti di scena, quando i ragazzi della troupe non mi hanno riconosciuta, anzi, mi hanno scambiata per un uomo, allora ho capito di essere sulla strada giusta. Ho dovuto studiare molto, osservare le differenze tra uomini e donne, lavorare su voce e postura.
HITCHCOCK
Alfred Hitchcock era un perfezionista, di lui apprezzo la capacità di passare dalla suspense alla commedia con naturalezza nello stesso film, portando il pubblico a provare le emozioni che lui desidera. Ricordo però che in una delle prime riprese per Il sipario strappato ero nel letto con Paul Newman, not bad, ma siccome eravamo sotto 10 coperte morivamo di caldo ed era impossibile provare qualsiasi tipo di passione. Inoltre Hitchcock ha scelto delle lenti apposta per me, in modo da riprendermi nel miglior modo possibile.
PRATICAMENTE PERFETTA
Tutto merito di un truccatore fantastico. Non so fare moltissime cose, in primis non so cucinare, affatto. Posso definirmi la regina delle colazioni, ma in cucina sono un vero disastro. Inoltre dico troppe parolacce: Walt Disney lo ha notato subito. Mi sento molto fortunata per la mia carriera, per la mia vita, mi manca tanto cantare perché dopo l’operazione alle corde vocali non ho potuto più farlo come una volta ma la musica rimane una delle cose che più amo al mondo.