Siamo arrivati alla fine: oggi è stato presentato l'ultimo film in concorso di Venezia 76, Waiting for the barbarians del colombiano Ciro Guerra. Tratto dal racconto del premio Nobel J. M. Cotzee, pubblicato nel 1980, il film è interpretato da Mark Rylance, Johnny Depp e Robert Pattinson.
Ecco i temi princiali toccati durante la conferenza stampa:
TRA LIBRO E FILM - Ciro Guerra
Il libro è una affascinante allegoria di ciò che il potere arriva a fare per mantenere il controllo e di quanto sia difficile ribellarsi a certi meccanismi. Inizialmente ci sembrava una metafora per un momento storico lontano dal presente ma, durante le riprese, questa sensazione è cambiata e adesso non ci ho dubbi sul fatto che sia un racconto che calza perfettamente con il periodo in cui stiamo vivendo.
Abbiamo scelto di modificare il finale. Chiaramente il 2019 è molto diverso dal 1980, su questo non ci sono dubbi, ed è stato uno dei motivi che ci ha spinti a prendere questa decisione. Allo stesso tempo, però, è errato sostenere che siano i barbari quelli che arrivano: è impossibile capirlo e quindi assegnare loro una "funzione" precisa. Ciò che è importante sottolineare è il ruolo dei barbari in quanto capro espiatorio su cui accanirsi, indispensabili al potere per continuare a prosperare. Inoltre il film prende le distanze dal libro anche su altri dettagli perché io credo, e così anche l'autore Cotzee, che sia necessario tradire il testo scritto quando lo si traspone sul grande schermo.
POTERE - Mark Rylance e Johnny Depp
Trovo che il mio personaggio compia diverse azioni, gesti che farei anche io, quando si rende conto di essere parte di una nazione imperialista e crudele. Cerca di sfidare un'autorità che ritiene ingiusta e, di conseguenza, si trova vittima delle sue torture. Ciò che è interessante, però, è come il Magistrato non si renda conto di rimanere comunque distante dai barbari che cerca di proteggere. Il suo rapporto con la giovane è indicativo proprio della sua incapacità di comprendere: è convinto di salvarla ma, in realtà, le causa un profondo dolore. Da questo punto di vista, io e Johnny Depp interpretiamo due personaggi che sono le facce opposte della stessa medaglia, quella del colonialismo: io rappresento il "salvatore" mentre lui il "torturatore". Ma stiamo entrambi, a nostro modo, perseguitando le nostre vittime.
Penso che nessuna delle persone che definiamo "cattive" si svegli la mattina, proponendosi di essere il più meschino e crudele possibile. E anche in questo caso ho avuto la sensazione che ci fosse molto di più nel Colonnello Joll, quindi ho cercato di pensare al percorso che lo aveva portato al punto in cui lo incontriamo, quale fosse stata la sua strada e cosa lo avesse portato a costruire tutti i muri che lo circondano per allontanare qualsiasi tipo di emozione. L'idea degli occhiali nasce proprio da questa caratteristica del Colonnello: vuole nascondersi e non mostrare mai ciò che prova. Anche la forma è pensata per essere minacciosa e terrificante, rende nervose le persone intorno a lui, a partire dal Magistrato. Il rapporto fra i nostri due personaggi è basato sul conflitto: ci si potrebbe quasi definire un sadico e un masochista, ma ciò che spiazza è che è il secondo a essere in controllo della situazione.