1981: Indagine a New York
A Most Violent Year
2014
Paesi
Usa, Emirati Arabi Uniti
Generi
Thriller, Drammatico, Noir
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
J.C. Chandor
Attori
Oscar Isaac
Jessica Chastain
Elyes Gabel
Lorna Pruce
Christopher Abbott
Matthew Maher
Albert Brooks
David Oyelowo
Alessandro Nivola
New York, 1981: statisticamente uno degli anni più violenti nella storia della città. Il giovane imprenditore Abel Morales (Oscar Isaac) è a capo di una compagnia di trasporto e distribuzione di combustibile, ereditata dal padre di sua moglie, Anna (Jessica Chastain), un gangster con pochi scrupoli con il quale l'uomo non vuole avere nulla a che fare. Dopo ripetuti sabotaggi da parte di compagnie rivali e un'inchiesta per frode avanzata dal pubblico ministero Lawrence (David Oyelowo), Abel vede messo in pericolo tutto ciò che ha costruito con tanto impegno e lavoro.
J.C. Chandor, qui alla sua opera terza, racconta ancora una volta il disperato tentativo di sopravvivenza di un personaggio in lotta contro un destino avverso che non può controllare, contro un ambiente (sociale e culturale) che porta a mettere in discussione le proprie più recondite e radicate convinzioni e a scoprire angoli nascosti del proprio animo. Così Abel assume i connotati di un antieroe suo malgrado, pronto a sfidare un sistema di potere consolidato e perfino la propria famiglia, quasi consapevole della sconfitta cui va incontro, ma non per questo meno risoluto nel cercare di fare ciò che ritiene giusto. Il film di Chandor guarda ai modelli alti del grande cinema americano anni '70 per illustrare un mondo dove la prevaricazione è all'ordine del giorno, mentre cinismo e violenza vanno di pari passo, finendo per travolgere anche le persone più fragili o armate delle migliori intenzioni. Emerge così un quadro umano fortemente amaro e disilluso che forse pecca qua e là di qualche passaggio eccessivamente didascalico e prevedibile, ma risulta comunque un’intelligente riflessione sul lato più oscuro del sogno americano che sembra avere accettato e inglobato nella sua natura la corruzione e la criminalità come elementi fondanti. Eccellente la prova di Oscar Isaac, la cui fisicità e il cui carisma (all'apparenza silenzioso e sottotraccia, ma di fatto intenso, vibrante e dolente) donano profonda umanità a un individuo solo, impegnato a non farsi schiacciare da logiche di potere che non riesce ad accettare, cui fa da contraltare una Jessica Chastain algida, spietata e machiavellica, pronta a tutto per salvaguardare il proprio buon nome e alimentare la propria avidità. Un film non semplice, intriso di un pessimismo malinconico che non ha fatto breccia nel cuore degli spettatori e dell'Academy (nessuna nomination all'Oscar, nemmeno per la splendida fotografia di Bradford Young) ed è arrivato in Italia con oltre un anno di ritardo, con un titolo a dir poco deprecabile.
J.C. Chandor, qui alla sua opera terza, racconta ancora una volta il disperato tentativo di sopravvivenza di un personaggio in lotta contro un destino avverso che non può controllare, contro un ambiente (sociale e culturale) che porta a mettere in discussione le proprie più recondite e radicate convinzioni e a scoprire angoli nascosti del proprio animo. Così Abel assume i connotati di un antieroe suo malgrado, pronto a sfidare un sistema di potere consolidato e perfino la propria famiglia, quasi consapevole della sconfitta cui va incontro, ma non per questo meno risoluto nel cercare di fare ciò che ritiene giusto. Il film di Chandor guarda ai modelli alti del grande cinema americano anni '70 per illustrare un mondo dove la prevaricazione è all'ordine del giorno, mentre cinismo e violenza vanno di pari passo, finendo per travolgere anche le persone più fragili o armate delle migliori intenzioni. Emerge così un quadro umano fortemente amaro e disilluso che forse pecca qua e là di qualche passaggio eccessivamente didascalico e prevedibile, ma risulta comunque un’intelligente riflessione sul lato più oscuro del sogno americano che sembra avere accettato e inglobato nella sua natura la corruzione e la criminalità come elementi fondanti. Eccellente la prova di Oscar Isaac, la cui fisicità e il cui carisma (all'apparenza silenzioso e sottotraccia, ma di fatto intenso, vibrante e dolente) donano profonda umanità a un individuo solo, impegnato a non farsi schiacciare da logiche di potere che non riesce ad accettare, cui fa da contraltare una Jessica Chastain algida, spietata e machiavellica, pronta a tutto per salvaguardare il proprio buon nome e alimentare la propria avidità. Un film non semplice, intriso di un pessimismo malinconico che non ha fatto breccia nel cuore degli spettatori e dell'Academy (nessuna nomination all'Oscar, nemmeno per la splendida fotografia di Bradford Young) ed è arrivato in Italia con oltre un anno di ritardo, con un titolo a dir poco deprecabile.
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