Durante il pranzo che segue una cerimonia di nozze, lo scorbutico Carlos (Antonio de la Torre), in seguito a una seduta di ipnosi sfuggita di mano, viene "posseduto" dal maniaco omicida Tito (Quim Gutiérrez), che all'inizio degli anni '80 compì una strage nelle stesse circostanze in cui ora si trova Carlos. Per Carmen (Maribel Verdú), moglie di quest'ultimo, sarà l'inizio di una eccentrica avventura. A cinque anni dal bellissimo Blancanieves (2012), Pablo Berger ha scritto e diretto uno stravagante racconto tutto giocato su trovate vistosissime ed eccessi narrativi che, se in prima battuta, possono risultare abbastanza accattivanti, in realtà finiscono per generare un immediato senso di assuefazione. L'umorismo graffiante, con il passare dei minuti, cede sempre più il passo a uno stucchevole surrealismo reso in maniera approssimativa anche a livello di messa in scena (si pensi alle apparizioni della scimmia) e il versante "melodrammatico" non è mai approfondito. Lo spunto iniziale rimane una trovata quasi pretestuosa e i vari registri su cui è giocato il film faticano ad armonizzarsi a dovere. Una storia di fantasmi e ritorni, tra sangue e passione, in cui hanno un ruolo di rilievo la musica e il ballo, ma il tutto rimane assolutamente privo di omogeneità e compiutezza, anche all'interno di una idea di cinema volto alla destrutturazione dei canoni narrativi più tradizionali. Presentato alla Festa del Cinema di Roma.