Chris (Robin Williams) e Annie (Annabella Sciorra) si sono amati fin dal primo incontro, ma il destino gli è stato avverso: hanno perso i figli (Josh Paddock e Jessica Brooks Grant) in un incidente e poco tempo dopo lo stesso Chris è stato investito mentre tentava di prestare soccorso stradale. L’uomo non vuole però lasciare la moglie e cerca di far sentire la sua presenza, peggiorando solo le cose: proprio mentre sta adattandosi alla nuova vita nell’aldilà, Annie si suicida e toccherà a Chris salvarla dagli inferi.

Bizzarro pasticciaccio ispirato all'omonimo romanzo di Richard Matheson che mette insieme Dante e il mito di Orfeo, i quadri dipinti da Annie e visioni fantastiche, Al di là dei sogni costò all’epoca uno sproposito e si guadagnò un Oscar per i migliori effetti speciali, ma i suoi meriti finiscono qui. Difficile infatti superare i primi venti minuti costellati di morti tragiche a catena e, in generale, sopportare i fiumi di melassa retorica che travolgono gli incontri di Chris con la moglie, prima viva e depressa, poi morta e disperata, e la figlia, mentre nel suo vagare tra i cieli e gli inferi viene scortato dal Virgilio-Albert (Cuba Gooding Jr.) che snocciola lacrimose verità esistenziali sui legami d’amore tra terra e iperuranio. Williams è piagnucoloso, la Sciorra è mortifera e non basta la breve apparizione di Max von Sydow (e il cameo di Werner Herzog) a ridare dignità a un progetto inutilmente ambizioso ma vittima del proprio filosofeggiare confuso e, alla fine, profondamente moralista. Fotografia di Eduardo Serra, musiche di Michael Kamen.