Lettere da Berlino
Jeder stirbt für sich allein
2016
Paesi
Germania, Francia, Gran Bretagna
Genere
Drammatico
Durata
103 min.
Formato
Colore
Regista
Vincent Perez
Attori
Emma Thompson
Brendan Gleeson
Daniel Brühl
Mikael Persbrandt
Monique Chaumette
Nella Berlino dominata dal regime nazista, una coppia di coniugi (Emma Thompson e Brendan Gleeson), in seguito alla perdita del loro unico figlio sul campo di battaglia, decide di iniziare una rivoluzione clandestina scrivendo e distribuendo per la città delle cartoline mirate a risvegliare gli animi dei passanti contro la follia della dittatura. Quando il fenomeno dilaga, un poliziotto di stato (Daniel Brühl) inizia a indagare sui responsabili di questo atto sovversivo.
Prendendo spunto da un romanzo di Hans Fallada, ispirato a una storia vera avvenuta ai tempi della Seconda guerra mondiale, Vincent Perez racconta una vicenda toccante ma che somiglia troppo da vicino a tante altre già viste sul grande schermo in passato. Più interessato a descrivere l’intenso sentimento tra i due personaggi principali (ben interpretati da Gleeson e la Thompson) che ad approfondire il contesto storico, il regista svizzero rischia poco e punta su una confezione banale e mai coraggiosa che contribuisce a superficializzare i momenti potenzialmente più interessanti (la conversione del detective interpretato da Daniel Brühl, in primis). Non manca qualche passaggio discreto, ma complessivamente c’è poco cinema, tanti buoni sentimenti e troppa retorica: può bastare per una visione al corso di storia del liceo, ma non chiedetegli di più.
Prendendo spunto da un romanzo di Hans Fallada, ispirato a una storia vera avvenuta ai tempi della Seconda guerra mondiale, Vincent Perez racconta una vicenda toccante ma che somiglia troppo da vicino a tante altre già viste sul grande schermo in passato. Più interessato a descrivere l’intenso sentimento tra i due personaggi principali (ben interpretati da Gleeson e la Thompson) che ad approfondire il contesto storico, il regista svizzero rischia poco e punta su una confezione banale e mai coraggiosa che contribuisce a superficializzare i momenti potenzialmente più interessanti (la conversione del detective interpretato da Daniel Brühl, in primis). Non manca qualche passaggio discreto, ma complessivamente c’è poco cinema, tanti buoni sentimenti e troppa retorica: può bastare per una visione al corso di storia del liceo, ma non chiedetegli di più.
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