Kathy (Jennifer Connelly) viene sfrattata a causa di un errore amministrativo. La sua casa è acquistata da un ex colonnello iraniano (Ben Kingsley), emigrato in America con la famiglia e deciso a restaurare il benessere di cui aveva goduto in patria. Ma la donna rivuole indietro la sua casa: il conflitto che ne scaturisce si vena di tinte sempre più tragiche. Film d’esordio di Vadim Perelman, trasposizione del romanzo omonimo di Andre Dubus III. La storia sfiora temi importanti e potenzialmente interessanti, a cominciare dal confronto/scontro tra culture, per passare a temi scottanti quali le case in America, le famiglie disfunzionali, le dipendenze: un campionario tematico ricco che via via finisce con l’impoverirsi nella seconda parte, sorta di infinita catastrofe tragica, un precipitare degli eventi che non diventa niente di più che un gratuito psicodramma infarcito di luoghi comuni sull’Iran e la cultura persiana (stupidamente confusa con quella araba) in odore di razzismo. Peccato per Ben Kingsley e Shohreh Aghdashloo (grande attrice di Kiarostami finita a fare comparsate e ritrovata in questo film) nel ruolo di Nadi, entrambi nominati all’Oscar, bravi anche se non sostenuti da personaggi adeguati al loro talento.