City of God
Cidade de Deus
2002
Paesi
Brasile, Francia
Genere
Drammatico
Durata
130 min.
Formato
Colore
Registi
Fernando Meirelles
Kátia Lund
Attori
Alexandre Rodrigues
Leandro Firmino
Phellipe Haagensen
Douglas Silva
Jonathan Haagensen
Renato de Souza
Rio de Janeiro, dagli anni Sessanta agli Ottanta. La favela di Cidade de Deus (Città di Dio) diventa il palcoscenico delle storie parallele di Dadinho (Douglas Silva) e Buscapé (Alexandre Rodrigues), entrambi tredicenni e mossi da ambizioni diversissime: il primo vorrebbe diventare il più temuto criminale della città, al secondo piacerebbe fare il fotografo. Intraprendere una vita fatta di droga e violenza sembra dunque non essere la sola strada possibile.
Un film tratto da una storia vera, che portò alla ribalta il regista brasiliano Fernando Meirelles il quale, senza risparmiarsi, ci mostra in tutto e per tutto la brutalità delle favelas, dai bambini sadici assassini al continuo consumo e spaccio di droga. Il racconto cinematografico prende spesso la strada del “realismo magico”, in cui il linguaggio audiovisivo è estremizzato fino all'inverosimile, decisamente moderno, figlio dell'estetica del videoclip e della pubblicità, fra montaggio veloce e macchina da presa vorticosa. Gli interpreti pescati per le strade e le riprese dal vero e fra mille pericoli (denuncia di uno stato di degrado fisico e morale allucinante) sono elementi di un approccio apparentemente coraggioso; ma gli eccessi sconnessi e nervosi e alcune punte eccessivamente parossistiche rendono il tutto gratuito e spesso ben poco onesto. Bella fotografia seppiata di César Charlone. Presentato fuori concorso al 55º Festival di Cannes e candidato a quattro Oscar (tra cui miglior regia).
Un film tratto da una storia vera, che portò alla ribalta il regista brasiliano Fernando Meirelles il quale, senza risparmiarsi, ci mostra in tutto e per tutto la brutalità delle favelas, dai bambini sadici assassini al continuo consumo e spaccio di droga. Il racconto cinematografico prende spesso la strada del “realismo magico”, in cui il linguaggio audiovisivo è estremizzato fino all'inverosimile, decisamente moderno, figlio dell'estetica del videoclip e della pubblicità, fra montaggio veloce e macchina da presa vorticosa. Gli interpreti pescati per le strade e le riprese dal vero e fra mille pericoli (denuncia di uno stato di degrado fisico e morale allucinante) sono elementi di un approccio apparentemente coraggioso; ma gli eccessi sconnessi e nervosi e alcune punte eccessivamente parossistiche rendono il tutto gratuito e spesso ben poco onesto. Bella fotografia seppiata di César Charlone. Presentato fuori concorso al 55º Festival di Cannes e candidato a quattro Oscar (tra cui miglior regia).
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