Io, Daniel Blake
I, Daniel Blake
2016
Paesi
Gran Bretagna, Francia
Genere
Drammatico
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Ken Loach
Attori
Hayley Squires
Micky McGregor
Dave Johns
Natalie Ann Jamieson
Colin Coombs
John Summer
Daniel Blake (Dave Johns) è un uomo di 59 anni in difficoltà economiche e di salute. Si rivolge allo Stato per essere aiutato e sulla sua strada incontra Katie (Hayley Squires), una giovane madre di due bambini che sta attraversando problemi altrettanto seri. I due dovranno unire le forze per cercare di sostenersi a vicenda.
Tornato a trattare le tematiche sociali che da sempre contraddistinguono il suo cinema, Ken Loach firma un'opera sincera e appassionata, cercando di radiografare non tanto la realtà odierna con tutte le sue falle burocratiche costrittive, ma soprattutto il disagio (individuale prima ancora che economico) provato da coloro che vivono ai margini della società. Raccontando l'incontro tra due solitudini differenti ma complementari (lei una giovane donna con a carico due figli, lui un uomo ormai anziano senza relazioni umane da coltivare o mantenere), il regista britannico si rende portavoce di un messaggio di solidarietà semplice e genuino, ancorato a valori innati in ognuno di noi, ma divenuti sempre più rari e reconditi per via del cinico individualismo che, in tempi duri e ostili, minaccia costantemente le scelte di ognuno. Il film di Loach prende le mosse proprio da una simile chiarezza di contenuti per declinare il racconto con un'efficace trasparenza cinematografica, attraverso uno stile lineare che non distolga l'attenzione del pubblico dal contesto tematico. Seppur in alcuni punti l'opera presenti alcuni momenti di stanca accompagnati da svolte narrative discutibili (gli stereotipi legati al rapporto con le nuove tecnologie o le drastiche decisioni intraprese da Katie sul finale), Io, Daniel Blake rimane un prodotto riuscito e coinvolgente, privo di grandi mire artistiche o autoriali ma capace, nel suo piccolo, di lasciare il segno. Palma d'oro al Festival di Cannes 2016.
Tornato a trattare le tematiche sociali che da sempre contraddistinguono il suo cinema, Ken Loach firma un'opera sincera e appassionata, cercando di radiografare non tanto la realtà odierna con tutte le sue falle burocratiche costrittive, ma soprattutto il disagio (individuale prima ancora che economico) provato da coloro che vivono ai margini della società. Raccontando l'incontro tra due solitudini differenti ma complementari (lei una giovane donna con a carico due figli, lui un uomo ormai anziano senza relazioni umane da coltivare o mantenere), il regista britannico si rende portavoce di un messaggio di solidarietà semplice e genuino, ancorato a valori innati in ognuno di noi, ma divenuti sempre più rari e reconditi per via del cinico individualismo che, in tempi duri e ostili, minaccia costantemente le scelte di ognuno. Il film di Loach prende le mosse proprio da una simile chiarezza di contenuti per declinare il racconto con un'efficace trasparenza cinematografica, attraverso uno stile lineare che non distolga l'attenzione del pubblico dal contesto tematico. Seppur in alcuni punti l'opera presenti alcuni momenti di stanca accompagnati da svolte narrative discutibili (gli stereotipi legati al rapporto con le nuove tecnologie o le drastiche decisioni intraprese da Katie sul finale), Io, Daniel Blake rimane un prodotto riuscito e coinvolgente, privo di grandi mire artistiche o autoriali ma capace, nel suo piccolo, di lasciare il segno. Palma d'oro al Festival di Cannes 2016.
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