Enea (Pietro Castellitto) e Valentino (Giorgio Quarzo Guarascio) sono due inseparabili amici che, sulla soglia dei trent'anni, cercano di trovare il loro posto all'interno di famiglie borghesi disfunzionali in un mondo lavorativo a tratti esplosivo.

A tre anni di distanza dall'esordio de I predatori (2020), Pietro Castellitto torna dietro la macchina da presa per confermare uno sguardo cinematografico giovane, coraggioso e spumeggiante (qualità purtroppo poco presenti nel panorama italiano contemporaneo). Enea è un film sicuramente ambizioso e che per questo motivo non sempre riesce a centrare l'obiettivo che si prefigge. Tuttavia si fa portavoce di una linfa creativa, pulsante e appassionante capace di contagiare il pubblico con la sua vitalità. Attraverso una parabola che prova a richiamare, molto velatamente e senza didascalismi, il protagonista omonimo del poema epico di Virgilio, Castellitto porta in scena un viaggio familiare finalizzato all'edificazione di una "nuova" società. La borghesia grottesca e tragicomica rappresentata nel film, dove i baci vengono celati (letteralmente), le emozioni sottaciute, la rabbia e la frustrazione stentano a palesarsi con violenza venendo piuttosto sfogate con l'ironia, si inserisce in un mondo governato da persone corrotte o criminali, nel quale i singoli si specchiano per rivelare tutta la povertà delle loro coscienze. Quando la regia lascia spazio ai dialoghi e all'equilibrio precario tra commedia e dramma, Enea si dimostra un prodotto estremamente interessante e riuscito: un film capace di muoversi con fluidità nei meandri di un cinema incatalogabile ma d'impatto. Quando invece il regista pone il suo sguardo in primo piano, ecco che il tutto scade un po' nel manierismo e in un eccessivo barocco che non sempre risulta funzionale. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.