Gemma (Penélope Cruz) torna a Sarajevo assieme al figlio Pietro (Pietro Castellitto) per visitare la mostra fotografica del padre del ragazzo, il talentuoso fotografo Diego (Emile Hirsch), con cui la donna ha vissuto una travolgente storia d'amore. Il ritorno in quei luoghi la porta inevitabilmente a confrontarsi con il passato, divisa tra amore, presa di coscienza della propria sterilità e la scelta di avere un figlio, Pietro, attraverso una madre surrogato.
Castellitto porta sullo schermo il bestseller omonimo scritto dalla moglie, Margaret Mazzantini, e, dopo il successo di Non ti muovere (2004), richiama la sempre brava Penélope Cruz per realizzare una trasposizione meno riuscita e sincera di quella precedente, le cui sbavature drammaturgiche diventano qui limiti insormontabili, in una costante ricerca dello stupore attraverso le emozioni forti. Il risultato è una pellicola macchinosa e involuta che ha l'ambizione di tenere in costante attesa lo spettatore, rimandando gli sviluppi e girando a vuoto attorno alle problematiche della protagonista. Modesta la scrittura dei personaggi, che inficia anche la resa degli interpreti. Castellitto fuori parte davanti alla macchina da presa e impacciato in cabina di regia. Presentato al Festival di San Sebastián.