Alla notizia della malattia di suo padre Tony, detto “Daddy” (Dirk Bogarde), la scrittrice Caroline (Jane Birkin) si riavvicina alla propria famiglia. Tony passa la sua convalescenza in Costa Azzurra, accudito dalla figlia e dalla moglie Miche (Odette Laure). I tre, quindi, trascorro del tempo insieme, rivitalizzando così un rapporto rimasto a lungo freddo e rimparando a conoscersi. Delicata e struggente riflessione sull'inevitabile incedere del tempo e della morte, raccontate con semplicità e rara efficacia, evitando qualsiasi trappola ricattatoria di facile sentimentalismo. Tavernier mette in scena un rapporto famigliare complesso e autentico, gravato da una incomunicabilità protratta troppo a lungo ma salvabile grazie al prezioso valore della memoria e alla capacità di abbandonarsi alle emozioni per riscoprire se stessi e a legami affettivi logorati da eccessivi egoismi e indifferenze. L'uso del bilinguismo (il padre di Caroline parla quasi sempre in inglese, mentre madre e figlia comunicano in francese), poi, è funzionale per sottolineare una distanza sentimentale acuitasi nel corso degli anni ma non irreversibile, una differenza di caratteri e punti di vista sulla vita e sulla morte che porta ciascun personaggio a mantenere la sua unicità ma al contempo ad aprirsi e relazionarsi con gli altri, riscoprendo un affetto profondo e restio ad ogni forma di logoramento. Opera malinconica ed essenziale, capace di commuovere andando a toccare le giuste (e universali) corde emozionali con leggerezza, incisività e intelligenza. Ottimo tutto il cast, specie Jane Birkin e Dirk Bogarde, qui alla sua ultima interpretazione.